Il commento politico: Europa unita e non vincolata dai nazionalismi

Quanto ha detto Junker, Presidente della Commissione Europea al Parlamento Europeo è sostanzialmente condivisibile se fosse vero (cammino verso una Europa più forte, regole più flessili per venire incontro alle esigenze dei territori, austerità ed eliminazione di un inutile rigore, politiche economiche e industriali comuni… cui si potrebbero aggiungere sicurezza e terrorismo, magistratura e intese comuni per terrorismo e mafia, difesa, servizio  civile per i giovani sulla base di Erasmus…).

 

Immigrati

Il culmine del suo intervento è stato “l’Italia ha salvato l’onore dell’Europa sull’immigrazione”. Parole importanti, ma solo parole, in particolare sull’immigrazione che non vede luce – anche se Junker sostiene il pre-vertice di Parigi tra Francia, Italia, Germania, Spagna – dal superamento dell’accordo di Dublino (gli immigrati in carico al Paese di primo sbarco o ingresso), alla certezza della solidarietà e l’applicazione degli accordi già presi quale il ricollocamento, in tutti i Paesi, degli immigrati sbarcati in Grecia e Italia, l’assemblea parlamentare ha fatto “ammuina”: si è applaudito, sono intervenuti i capigruppo più o meno arrabbiati… insomma i soliti “balletti” e poi tutto è finito.

 

Europa, nazionalismi e proposta italiana

La verità e che l’Europa, la UE, è chiusa in un bunker e spera di non essere colpita, ma se non fugge rischia di essere sconfitta, perché è stretta nella morsa della Brexit, dei nazionalismi, del voto in Germania, del voto della Catalogna e non sa come uscirne. L’Italia ha proposto uno sviluppo del territorio europeo che guardi prioritariamente all’occupazione in generale e per i giovani (non un’occupazione qualsiasi), che guardi al sociale, alla crescita, a una via per regolamentare l’immigrazione. Questo è un fenomeno che durerà diversi anni e va affrontato dall’Europa intera con regole precise.

 

L’intervento di Macron

La Francia e il suo Presidente Macron che, dopo la scottatura delle elezioni al Senato, ha fatto alla Sorbonne un intervento condivisibile e di forte impatto Europeista: “L’Europa che conosciamo è troppo debole, lenta, inefficace e si deve rifondare” e propone varie soluzioni per l’area Euro tra cui un salario minimo per i lavoratori e maggiore integrazione europea. Dopo l’incontro di Lione sui cantieri navali con Macron è stata raggiunta l’intesa e quindi l’italiana Fincantieri avrà la maggioranza e si lavorerà per creare un polo militare comune tra i due Paesi.

 

No a patti a due

L’Italia pensa che le idee della Francia sull’Europa, come è avvenuto nel vertice di Parigi sull’immigrazione, possano essere accolte positivamente dal nostro Paese, perché solo un’azione sinergica di alcuni Paesi fondatori della Cee può rivitalizzare e cambiare l’Europa. Non c’è spazio per chi crede in questo obiettivo per creare patti a due specialmente se nazionalisti. L’Italia è, infine, convinta che una gestione dell’Europa in modo pluralista salverà se stessa e contribuirà a cambiare il mondo.

 

Il voto in Germania

Il voto in Germania va valutato non solo a Berlino, ma dall’Europa, dalle sue Istituzioni, dalle famiglie partitiche europee, perché bisogna capire le paure di un popolo (ci lascia perplessi il voto maggioritario alla destra nella ex Germania est, le posizioni al limite della democrazia di alcuni paesi dell’est, l’adesione di forti gruppi di lavoratori ai partiti della destra e xenofoba in tutta Europa), forse emarginato, ghettizzato, impoverito, precario quando va bene, privato nella certezza del futuro nelle città e confinato nelle periferie, e poi perché non crediamo che milioni di persone siano diventate improvvisamente xenofobe, perché se fosse così dovremmo avere veramente paura. Qualsiasi Governo che verrà fuori in Germania sarà europeista, ma la Merkel, valutando il voto tedesco, dovrà essere statista non solo per la Germania, e non sentire chi, anche nella sua coalizione, sente il bisogno di “coprirsi” a destra. La Ue non potrà essere il “portavoce” dei nazionalismi, ma avere un ruolo autonomo e determinante, una propria funzione (non come quella di Ponzio Pilato) nei casi di dissociazione dagli Stati nazionali come è avvenuto per la Catalogna e Barcellona, e nel caso della Brexit con Scozia e Irlanda.

Giulio Lattanzi

24 novembre 2017

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