Era il 1967 quando il vescovo Mons. Silvio Cassulo firmò l’atto di nascita della parrocchia del SS Sacramento a Macerata. La neo parrocchia, comunemente chiamata “dei Cappuccini”, era stata sino a quel momento una costola della parrocchia del Sacro Cuore. Lo smembramento non procurò disagio ad alcuno, anzi, fu lo stesso parroco del Sacro Cuore don Antonio Repupilli a chiederlo in quanto essendo la zona dei Cappuccini la più periferica della sua parrocchia costituiva anche dal punto di vista logistico, un aggravio notevole nell’adempimento delle incombenze parrocchiali. Dunque una nuova parrocchia, affidata alla Provincia dei Frati Minori Cappuccini (una novità nell’ambito della diocesi maceratese), facente capo alla storica chiesa e al convento già all’epoca sede di una di casa di riposo-infermeria per i frati di tutta la Provincia marchigiana.
Padre Onorio Michelangeli
Parroco della nuova parrocchia fu nominato Padre Onorio Michelangeli, proveniente da Camerino (la sua nomina avvenne il 29 ottobre 1967). A lui e all’indimenticato vice parroco Padre Paolo D’Angelo fu affidato, in primis, il compito di stabilire una identità e la giusta coesione a questa nuova circoscrizione parrocchiale. A tal proposito, in una dichiarazione rilasciata in epoca posteriore alla nomina, Padre Onorio così si espresse: “Ebbi subito la sensazione di trovarmi tra persone brave, ma l’ambiente era molto composito e allora c’era un notevole isolamento tra i diversi quartieri… forse sarebbe stato necessario avere tre parroci: uno per Santa Lucia, uno per Rione Marche e un terzo per la zona di campagna… I maceratesi sono molto riservati, hanno pudore dei propri sentimenti. L’ambiente di città poi è tale che spesso c’è isolamento tra gli abitanti dello stesso palazzo. All’inizio ho avvertito anch’io questa specie di solitudine, ma poi … Credo di averle conosciute abbastanza le famiglie della parrocchia e ne serbo un grato ricordo… vi ho trovato tanta generosità e tanto impegno, soprattutto tra i giovani” .
Il terremoto
Da quell’epoca si sono avvicendati altri tre parroci che mi è caro qui ricordare: Padre Dino Mascioni, Padre Benedetto Giacobbi e Padre Andrea Spera, di recente nomina. Ma veniamo alla dolorosa situazione che la parrocchia sta vivendo presentemente. Con il terremoto, la chiesa, gravemente lesionata, si è resa inagibile, e forse lo sarà per un lungo periodo, di conseguenza tutte le funzioni religiose e comunitarie è giocoforza svolgerle nell’attiguo teatrino parrocchiale, la qual cosa, naturalmente crea un forte disagio sia ai frati che vi celebrano, sia ai parrocchiani che frequentano. Nel mese di settembre si è celebrata la festa del Cinquantesimo anniversario della istituzione; per quanto partecipata e gradita da tutti i parrocchiani, essa è stata un po’ sminuita e sacrificata a causa dei disagi. Ma il giovane Parroco e i suoi collaboratori, compreso il Guardiano del Convento, non si sono persi d’animo e la vita continua…. E la vita parrocchiale si rinnova.
Terremotati ma non prostrati
Mi piace concludere questo breve excursus per il Cinquantesimo anniversario, con alcuni pensieri che accompagnarono la ricorrenza del quarantesimo, dieci anni orsono. Sono parole molto significative, atte a testimoniare una continuità e un entusiasmo che in parrocchia esistono ancora, se non addirittura accresciuti a causa delle attuali difficoltà: “La Chiesa, intesa come organismo mistico è una e universale, ma, ci viene detto e lo crediamo fermamente, che anche la parrocchia deve avere una sua unità e identità. Ora questa unità si compendia anche nel luogo consacrato dove la comunità parrocchiale ha casa”. L’edificio, nel suo complesso, reca testimonianza di una storia spirituale che vi ha lasciato i suoi segni e che continuamente lo caratterizza anche nel suo aspetto fisico. Per tutte queste ragioni è sembrato opportuno ricordare brevemente la storia della comunità e anche quella del contesto ecclesiale che ne costituisce la sede. Nell’attuale circostanza si può affermare con soddisfazione che la grande famiglia del SS Sacramento, terremotata ma non prostrata, conserva e festeggia la sua casa e a questa assiduamente e gioiosamente torna.
18 novembre 2017