Fantasmi a Montolmo presso la chiesa di San Giovanni

Montolmo è uno dei nomi dell’attuale Corridonia, l’altro fu Pausula. Di storie su fenomeni esoterici nulla si è tramandato, se non uno, poco conosciuto, che vado a raccontarvi. Il luogo è l’ex convento delle Clarisse ricordato come quello delle monnechétte, fondato, si racconta, per volere di Santa Chiara, che inviò a Montolmo nel 1244 certo Angelo Bartolati di Spello. È ricordato pure come Ex Collegio Lanzi (fu infatti anche adibito a collegio di orfani di guerra e lavoratori), e oggi è sede delle Poste, di alloggi di edilizia popolare e fino al terremoto di associazioni culturali.

 

Teostoritto dei Papegomeni

Il convento femminile fu costruito su uno preesistente di Benedettini,  di  cui l’unica  testimonianza è una lastra sepolcrale in greco arcaico datata 1186 e ora murata nel portico delle Scuole Medie cittadine, del nobile Teostoritto dei Papegomeni, in cui lancia una terribile maledizione a chi violerà il suo sepolcro, raccomandando la sua tomba ai cenobiti ivi dimoranti.

 

La chiesa di San Giovanni Battista

L’ex convento presenta una chiesa intitolata a San Giovanni Battista poiché nel settembre 1193 i fratelli Giroldo, Tebaldo e Carbone, della famiglia dei Nobili di Petriolo, cedettero al comune di Montolmo alcuni vassalli di Villa San Giovanni con relative terre. L’antichissima chiesa di San Giovanni Battista che dava il nome alla Villa o Poggio San Giovanni (esiste ancor oggi l’omonima contrada), si trovava ove ora sorge l’ex mattatoio. La cosa davvero singolare, e che meriterebbe degli approfondimenti, è che la chiesa divenne poi proprietà dei Cavalieri di Malta di cui San Giovanni Battista è il protettore. Iniziò nel 1193 il lungo processo di incastellamento di Villa San Giovanni che ebbe seguito con ulteriori cessioni nel 1200 e nel 1238. Il comune diede alla popolazione annessa il sufficiente spazio per edificare le case intorno – o al posto – del vecchio monastero dei cistercensi che per qualche motivo era stato – o sarebbe stato di li a poco – abbandonato. Purtroppo non si hanno notizie precise su quanto accaduto. Donar terra per le abitazioni era una consuetudine, come quella di erigere una chiesa intitolata allo stesso santo protettore di origine. Non va dimenticato che la chiesa di San Giovanni ha dato il nome al Terziere cittadino.

Urla strazianti e strani rumoriTorniamo alle vicende esoteriche. In una parte del monastero negli anni ‘70 si insediò un piccolo opificio: gli operai raccontavano di sentire, quando si fermavano a lavorare fino a tardi, urla strazianti e strani rumori. Inoltre spesso la mattina il materiale da lavoro veniva trovato spostato da come lasciato la sera precedente. Era certo che nessuno si fosse introdotto durante la notte e pertanto la cosa cominciò a destare una certa preoccupazione, specialmente tra le operaie. Nessuno di certo credeva che qualche spirito irrequieto si lamentasse o si divertisse a spostare le cose, ma la cosa rimaneva comunque inspiegabile. Qualcuno fece notare che il monastero era molto antico e che aveva di sicuro visto tante “cose”, tante tragedie e dolore. Fenomeni poltergeist? Aggiungo che sul posto sorgeva un cimitero annesso al convento Benedettino e poi delle Clarisse: del resto la lapide di Teostoritto è molto chiara e minacciosa!

 

Eterea figura di una monaca

La chiesa di San Giovanni Battista restaurata qualche anno fa e ora sede della corale Santa Caecilia tramanda eventi davvero singolari. Mi è stato riferito da Giorgio Rapanelli, un signore che visse in prima persona l’esperienza, che durante la ultima guerra un pomeriggio di un Venerdì Santo, mentre si stava pregando, scoppiò un tremendo temporale e l’illuminazione venne meno. Nella penombra della chiesa illuminata solo dalle candele all’improvviso si vide dalle porte finestre che davano sulla sagrestia una eterea figura, un’ombra di monaca. Il volto era sfocato, ma era vestita di nero, da suora. La gente presente scoppiò in grida di terrore e quando i più coraggiosi entrarono nella sagrestia, questa era completamente vuota!

 

Figura di un prete con veste talare nera e bottoni rossi

Negli anni ‘50 diverse persone raccontarono di aver visto una figura di prete aggirarsi di notte nei locali del convento e nel giardino. Francesco, il custode, lo aveva incontrato diverse volte: aveva la veste talare nera con bottoni rossi. L’arcivescovo di Fermo monsignor Perini  prese sul serio la cosa tanto da far dire una messa in suffragio di quell’anima in pena. Sembra che la mossa ebbe successo e più nessuno vide lo strano personaggio.

 

Riti satanici

Negli anni ‘80 la chiesa fu utilizzata da qualche setta per riti satanici e la cosa finì pure sui giornali. Ho sentito persone narrare di strani personaggi che in tuniche nere si aggiravano di notte intorno alla chiesa. Una sera  un uomo addirittura chiese a un passante dove fosse la chiesa delle  monnechétte e questo  domandò sbalordito allo sconosciuto, senza ovviamente ottenere risposta, che ci andasse a fare dato che era chiusa e cadente. È sempre Giorgio Rapanelli a testimoniare. Di notte si sentivano sospiri come di anime in pena dall’interno della chiesa. Successivamente, un cacciatore ipotizzò che si trattava di un barbagianni. Fu incaricato il Rapanelli a penetrare nella chiesa. Coraggiosamente, egli scardinò la porta della chiesa, passò sopra un palmo di escrementi di piccioni, e vide, illuminati da una torcia elettrica, pitturati sui muri della sacrestia i soliti 666, le croci rovesciate, un volto stilizzato di Astaroth, con croce di legno rovesciata sotto, e il bel dipinto di un volto con la scritta “Io sono dio”. Era stato pure scoperchiato un sepolcro, con ossa probabilmente di monache lasciate in bella vista. La notizia andò sul Messaggero, ma il parroco don Alberto Spito negò la presenza di riti satanici a Corridonia.

 

Una figura che passa veloce…

Dell’ultimo strano fenomeno sono stato direttamente testimone. Una decina di anni or sono facevo parte del coro e mi recavo alle consuete prove settimanali. Durante le serate notavo una strana ombra che velocemente passava davanti alle due porte a vetri che davano sulla sagrestia. La cosa mi incuriosiva anche perché la figura assomigliava a una suora con in testa un grande copricapo. Non feci parola con nessuno per non essere preso per pazzo, finché una sera un amico seduto accanto a me sbottò dicendo: ma cos’è quella figura che tutte le sere passa veloce da porta a porta? Al che io e un altro paio di persone confermammo, tra la ovvia ilarità  degli altri componenti del coro, di vedere da tempo quella strana presenza. Effetto ottico?  Miraggio collettivo? La vita sarebbe triste senza un po’ di mistero e magia, che ne dite?

Modestino Cacciurri

17 novembre 2017

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