Finalmente è uscito! Era atteso “Minchiatine ginesine”, specialmente da chi ne aveva letto degli stralci sulle pagine de La rucola e sul sito web con un bel seguito di letture e condivisioni. Nella prefazione il professor Ludwig Stainer è molto critico per quanto riguarda l’uso della lingua italiana (disinvolto molto disinvolto dei due autori), non sappiamo se per scherzo oppure per… vendetta: chi leggerà il libro scoprirà il perché. Per ciò che riguarda la forma scritta siamo solidali con lo Stainer, anche se va detto che questa, per forza di cose, è “dovuta” essere così, visti gli argomenti trattati e i personaggi che entrano ed escono dalle pagine del libro (lungi da noi l’idea che i due autori siano degli “sgrammaticati”, anzi!). È stato piacevolissimo da leggere e per vari motivi: divertente con puntate sull’esilarante; toccante (abbiamo vissuto, leggendo “Domani saranno”, l’affetto di Cesare per il padre) e perfino interessante e coinvolgente quando Tamara e Cesare raccontano storie in parallelo, cioè vissute dalla parte delle femmine e dalla parte dei maschi, un ricordare situazioni di vita provate da tutti. Poi, permettetemi di usare la prima persona, essendo vissuto per alcuni anni a San Ginesio ho avuto il piacere di aver conosciuto molte delle persone coprotagoniste del libro, don Luigi e don Peppino (che ho rivisto pochi mesi fa), Peppe Cianca, Vasì, la signorina Marta dalla quale anche io ho preso lezioni di pianoforte, il maestro Silvetti e la cara Rosalba, che viveva immersa nella nebbia delle sue sigarette. Gli unici che non ho incontrato sono stati proprio Tamara e Cesare, anche se mi sono rifatto in tempi più recenti. E qui chiudo la parentesi personale. Le quasi trecento pagine di “Minchiatine ginesine”, edito dalla maceratese Edizioni Simple, sono suddivise in tanti piccoli capitoli, alcuni proprio formato mignon, di poche righe. Il linguaggio è frammisto tra italiano, espressioni dialettali e pure condito da qualche, ehm… parolaccia, il che lo rende molto vero e vicino al modo di parlare, libero da perfetti formalismi, delle persone nella quotidianità. I racconti sono tutti a tinte vivaci e molti di essi potrebbero far parte della fortunata serie cinematografica “Amici miei” e sono il modo di vivere nei piccoli paesi, quelli circondati da tanta campagna intorno, non ancora invasi dal traffico automobilistico (cominciava appena allora Cesare con le sue “motorette”, passione ancora presente). I giovani erano liberi di andare e venire da casa, di ritrovarsi in gruppo, di cementare amicizie forti e durevoli, come oggi non accade. È bastato appena mezzo secolo per cambiare il modo di vivere delle persone in special modo dei giovani. Terminiamo, per dirla come Cesare: “Porlozzozzoporlo con 15 € un libro da gustare!”
Fernando Pallocchini
10 novembre 2017