Nell’ultimo trimestre osservato (luglio-settembre 2017) si registra una crescita degli occupati rispetto al trimestre precedente (+0,5%, +120 mila) ma l’aumento si concentra quasi esclusivamente, e aggiungiamo purtroppo, nell’occupazione a termine, quella che dà alle persone un forte senso di precarietà, d’incertezza, e non permette ai più giovani di costruirsi una vita propria stabile, una famiglia.
Su base annua si conferma, seppure in misura minima, comunque un dato incoraggiante, l’aumento degli occupati (+1,4%) sulla popolazione in tutte le classi di età.
Resta inquietante il fenomeno degli inattivi, cioè coloro che il lavoro non lo cercano più, che in particolare per la fascia di età 50/64 anni riguarda il 36%.
Se consideriamo invece la distinzione per genere, ad avere la peggio sono le donne, che in età lavorativa complessivamente sono inattive per il 44%.
Questa inattività di persone che, comunque, potrebbero essere in grado di contribuire dignitosamente nella società dipende, secondo noi, da più fattori: la crisi perdurante, l’età lavorativa avanzata, il mancato riciclaggio in un altro ambito lavorativo; tutte problematiche che spesso il singolo individuo non è preparato ad affrontare da solo.
Sentirsi utili è importante e vitale e l’inattività lavorativa certamente non aiuta, anzi favorisce gli stati depressivi e la povertà economica.
Simonetta Borgiani
fonte dati Istat
4 novembre 2017