Cronache Mesopotamiche: il volo (basso) di Alberto Angela

“Due fiumi, il Musone a nord e il Chienti a sud delimitano la mia terra di mezzo. I terremoti di ottobre 2016 e seguenti l’hanno in parte lambita, in parte devastata. Queste “Cronache Mesopotamiche” vogliono percorrere o ripercorrere le strade, per scoprire, ricordare, capire…”.

 

Tesori d’arte feriti

A “Ulisse”, lo scapigliato Alberto Angela ha parlato dei tesori dell’arte feriti dal terremoto all’interno di una puntata (evidentemente già impostata) sulla fragilità del patrimonio artistico italiano e sulle sue cause, nell’ordine: diffusione amplissima sul territorio, incuria, cataclismi, guerre, vandalismi vari. Tutto bene, tutto chiaro, a parte che dopo aver snocciolato la serie dei beni culturali morti e feriti per il terremoto, dati che vedono le Marche costantemente in cima alla classifica, la parte della puntata dedicata al restauro e ricovero dei beni l’ha registrata nel deposito di Spoleto, per poi parlare di Norcia.

Monte San Martino trittico di Girolamo Di Giovanni

 

Nelle Marche non aspettatevi di trovare…

Non che mi aspettassi di incrociare Alberto in Mesopotamia, questo no. Lui o chi per lui comunque un salto qui lo ha fatto, visto che (molto) fra le righe ha citato il manifesto della “Marca maceratese” e la questione della dislocazione delle opere d’arte (standosene sempre in Umbria, beninteso). E va bene, benissimo, far notare che quei quadri, quelle statue, sono al centro di tradizioni e di una devozione popolare mai spentesi del tutto. Però poi ha detto, testualmente “non saranno tutti capolavori, non aspettatevi di trovare un Michelangelo o un Raffaello”….scusa, che hai detto, Albè’?

Monte San Martino polittico di Carlo e Vittore Crivelli

 

Terra di Sibille

Infatti no, se cercate Michelangelo e Raffaello, qua è meglio che non ci veniate. Per Raffaello e Piero della Francesca, al massimo potete spingervi dalle parti di Urbino, ma quella è una Mesopotamia diversa. E poi, diciamola tutta, dipingere i mesopotamici come un popolo devoto fa un po’ ridere. Soprattutto all’interno (sulla costa c’è Loreto e lì si respira per forza l’aria della Chiesa). Questa, passata Macerata, è terra di Sibille, donne che ammaliano e che sanno usare le erbe. Alcune sono ancora fra noi, come le sorelle che producono il Varnelli. È una terra dove sacro e profano da sempre si mescolano, come nella chiesa di Santa Maria in Pantano (Montegallo). Ed è terra partigiana, che spesso ha scelto, soprattutto in passato, amministrazioni di sinistra. Sinistra nel senso di comunista, sia chiaro.

Monte San Martino polittico di Vittore Crivelli

 

Altro che “borghi”, qui ci sono piccole città antichissime

Il terremoto ha colpito le montagne, la zona interna. Una zona in cui già il solo parlare di “borghi” è sbagliato. Camerino, ma persino San Severino, Tolentino, sono piccole città. Città un tempo grandi e capaci di battersela con i padroni d’Italia. Camerino era un ducato potente fino alla soglia ultima del Medioevo. Una città fiorente e austera, ricca di splendide opere. Poi ci sono i paesi, come Visso, dalla storia complicata, vissuta spesso all’ombra dei potenti da Varano o del ducato di Spoleto,  con  una  spiccata  vocazione al fare parte per se stessi. Poi ci sono i paeselli rurali, fitti fitti di case e di chiesette spesso antichissime, spesso affrescate da mani più o meno esperte, più o meno capaci. E poi ci sono testimonianze di fede e di vita eremitica nei luoghi più remoti e improbabili, in un bosco, in cima a una montagna, in un vallone. Una ricchezza che fa di questo territorio, proprio della Mesopotamia, una delle zone a maggior “diversità storica” d’Italia.

Belforte del Chienti polittico del Boccati

 

Ascoli era Ascoli quando a Roma c’erano i pascoli

(Questo detto è un po’ fuori zona mesopotamica ma sono sempre Marche)

Se parli di noi, non puoi generalizzare. E non puoi nemmeno, Alberto, cercare Michelangelo. Per il semplice fatto che quando qui c’era il tardogotico più splendido, nel centro di Roma pascolavano le pecore, e Michelangelo era ancora alle medie! Nella foto di presentazione c’è un marchigianissimo “sol dell’avvenire”, ma al tramonto. Che, per carità, mai venir meno all’ottimismo della volontà, ma più ci si guarda intorno e meno, in questo sfacelo, si vede qualcuno capace di leggere il territorio com’era, com’è diventato, e come farlo tornare, se non come prima, almeno con un senso. Con tutto il rispetto per la categoria, l’Assessore regionale alla Cultura è un odontotecnico.        

Nelle foto il polittico del Boccati a Belforte (piccola cittadina) e i tre polittici di Monte San Martino (altra piccola cittadina) dei Crivelli e di Girolamo di Giovanni: in tutto il pianeta ce li abbiamo solo noi… Alberto, scusa se è poco…

Lidia Massari

2 novembre 2017

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