Tra potere politico e religioso, da sempre, si è vissuto uno stato di convivenza simbiotica: il primo poteva vantare di esserlo “per Grazia di Dio”; il secondo veniva ripagato con donazioni e privilegi. Alcuni maligni, in questi giorni, sostengono che a volte la convenienza è diretta: parlando di misericordia, umanità, civiltà ecc. ci guadagnano contemporaneamente, come nel caso dei migranti (cooperative di partito e organizzazioni religiose).
Stati e Religioni
Tutti i capipopolo, per sostenersi, si sono aggrappati a qualche religione esistente o se ne sono inventata una propria. A Romolo fu molto utile Numa Pompilio il quale si seppe districare in mezzo a una miriade di divinità, codificando priorità e riti (vedi per tutti le Tavole Igubine: lustrazione dell’esercito). Costantino non fu fulminato sulla via di Damasco: “In hoc signo vinces”, non era una apparizione notturna, era il mezzo per fidelizzare i soldati cristiani. Di Clodoveo ne abbiamo parlato in precedenza: da accorto politico aveva valutato utile farsi paladino della religione cristiana in forte espansione. Le fedi religiose in oriente sono sempre state numerose da Jahvè, a Giove, Mitra, Sole, Osiride e… all’Isis. In Europa non si è stati da meno. Come se non bastassero, Carlo Marx s’inventa il Comunismo (proletari di tutto il mondo unitevi), Hitler scopre il Mito della razza e Mussolini il Fascismo; tutti contro la plutocrazia a difesa dei proletari (infatti li costringono a massacrarsi fra loro). “Pro bono pacis”, tralasciamo le varie guerre di religione (che erano politiche) in Europa, e le vicissitudini del Concordato in Italia.
Coronazione di Ottone I by Giambullari 1566
In questa trattazione, vogliamo ricordare l’incoronazione di Ottone I di Sassonia1 seguendo antichi testi e in particolare “Istoria Dell’Europa” di Pierfrancesco Giambullari (nato a Firenze, 1495) stampatore F. Senese, Venezia 1566. Scegliamo questo storico perché, “desideroso di supplire a questo mancamento (la conoscenza diretta), hauendo con sua non piccola spesa radunati (acquistato) molti & molti Autori & Latini & Grechi, & Franzesi & Todeschi & Spagnuoli, & Inghilesi & Italiani & di altre nazioni, che sparsamente ragionavano delle cose di quei tempi … si deliberò, con molta fatica & diligénzia sua, di mettere una historia ordinata insieme delle cose che in quei tempi occorsono”, come dichiara Cosimo Bartoli, nella prefazione dell’opera. Coronazione di Ottone I
Il giuramento di fedeltà dei nobili
Arrigo di Sassonia, dopo aver pacificato e messo in sicurezza il suo regno e mentre stava preparando un esercito per espandersi in Italia alla conquista dell’impero, si ammala gravemente. Mentre si trovava tra i Sassoni e la Turingia, viene colpito da grave malattia e dopo essere stato paralizzato per quasi due anni, muore “avendo primieramente dichiarato e posto in suo scambio Ottone suo primogenito”. Nel 9382 in Aquisgrana si riuniscono principi e notabili di tutta la Germania per confermare l’eredità a Ottone Magno, secondo la volontà di Arrigo; “lo coronarono in pompa magna, come descrive Vitichindo”. Nel palazzo di Carlo Magno, Ottone, posto su un ricco ed elevato trono, presenzia al giuramento d’ubbidienza e di fedeltà dei Duchi, Conti, Signori, Magistrati delle città e dei maggiori ministri del regno, schierati secondo la loro “preminenza”. Tutti dichiarano di essere al servizio della Corona a voce alta e con l’apposizione delle mani giunte in quelle del re, aperte sulle ginocchia.
La disputa dei tre Arcivescovi
Poi, schierati secondo la più rigida gerarchia, accompagnarono solennemente il Re alla vicina Chiesa Maggiore, dove, oltre a tre Arcivescovi (Treveri , Colonia, Magonza), attendono il clero di tutto il paese e una moltitudine infinita di sudditi. Nella chiesa erano già state costruite imponenti gradinate di legno sia per consentire ai notabili e al popolo di godere dell’evento sia per renderlo più scenografico. Nella ricca chiesa erano gli Arcivescovi di Colonia e Treviri, con al centro l’Abate di Magonza, “che era il giusto e buono Ildeberto”. Il Giambullari fa anche intendere che prima si era disputato su chi dovesse celebrare il rito: l’Arcivescovo di Treviri vantava l’antichità della sua Chiesa, fondata dall’Apostolo Pietro; mentre quello di Colonia faceva osservare che Aquisgrana apparteneva alla sua diocesi. Ma “amendue volontariamente e d’accordo (?) concessero l’onore a Ildebèrto… ancorachè per quella bontà e sincerità che di monaco Fuldense3 lo aveva alzato a cotanto grado” (chi? la santità o il Re?).
“Eccovi l’eletto da Dio”
Ildebèrto in abito pontificale, accompagnato dagli altri due, con il pastorale nella destra, prese per mano, con la sinistra, il Re e lo condusse in mezzo la chiesa. Rivolto ai fedeli disse: “Eccovi l’eletto da Dio, costituito già Re dalla felice memoria di Arrigo nostro Signore, e di nuovo ancora approvato da tutti i Principi di Germania. Chi si contenta che si coroni, levi in alto la mano in espressa testimonianza del voler suo”. I festosi evviva si sprecarono.
La cerimonia
L’Arcivescovo condusse poi Ottone sino all’altare e si accinse a celebrare la Santa “Mensa” davanti alle insegne reali: spada, cinto, mantelletta purpurea, armille, scettro, pomo, corona preziosissima e la lancia di Costantino. Il celebrante dopo aver apposto il cinto, prende la spada sguainata, la porge al Re dicendo: “Prendi questa spada per abbattere e discacciare tutti i nimici di Gesù Cristo e gli scellerati e falsi Cristiani, con quella autorità che ti ha data Dio e con la potestà dello Imperio de’Franchi, a mantenimento fermissimo della pace del Cristianesimo. Poi pone le armille al braccio e la mantelletta, ricordandogli di adoperarsi in difesa della fede, per accrescerla e per l’unione del popolo di Dio. Quindi postogli in mano lo scettro e il pomo, disse: “Ammoniscàti, questo di sorregger paternamente i suggetti allo lmperio tuo, e di porger larga la mano a’ i Ministri prima di Dio, poi alle vedove e a’ pupilli, a tutti gli afflitti o poveri, che da te aspettano, aiuto”. Successivamente presa la patena4 con l’olio santo, intinge il dito medio e traccia il segno della Croce sul capo, sul petto e sulle spalle: “Io ti ungo Re con l’olio santificato, in nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo; amen. Non manchi mai sopra il capo tuo l’olio della misericordia in questo secolo e nel futuro”. Infine, prese la corona, aiutato dagli altri due Arcivescovi e dai primi Baroni del regno, la tiene sospesa sul capo di Ottone I inginocchiato, devoto, modesto e umile. Poi la pone sul capo del Re, dicendo: Coroniti Dio di corona di onore e gloria e fortezza, come di questa d’oro ti coroniamo noi ad esaltazione e servizio della sacrosanta Maestà sua, la quale vive e regna per tutto potentemente”. L’Arcivescovo di Treveri e quello di Colonia, accompagnano il re sul trono ricco ed elevato; i notabili si siedono su scranni più bassi e meno sontuosi. I vescovi, concelebrano con l’Abate di Magonza una solenne Messa cantata, con convinta partecipazione delle gerarchie e del popolo.
Finita la festa inizia il lavoro
Terminato il rito, una folla sterminata, vociante e con vari strumenti musicali si avvia verso il “Palazzo” dove è pronto un lauto banchetto. La festa durò a lungo e numerosi furono i doni e le concessioni (“donativi”) elargiti a ecclesiastici e secolari. Il Giambullari non specifica esattamente dopo quanto tempo, ma racconta che Ottone (forse stufo delle gozzoviglie) rispedisce tutti alle loro sedi e si mise con lena a risolvere i problemi del Regno, in quel periodo assai perturbato. Questo era il periodo dei “secoli bui” come lo definiscono gli Storici. E hanno ragione. I regni erano totalitari: un re designava successore suo figlio, ma la nomina doveva essere approvata dalle varie gerarchie della nazione, dalle autorità ecclesiastiche e dal placet del popolo bue.
Un paragone con oggi
Volete metterlo in paragone con i democratici tempi attuali quando vari presidenti del consiglio (non votati) sono nominati “motu proprio” (non è dato sapere per ordine di Chi), sono approvati da parlamentari illegittimi, perdono referendum e restano, dietro il sipario (ma non tanto), a tirare i fili. La “coronazione” di Ottone fu certamente un “evento” gratuito aperto a tutti, con lauti banchetti popolari. Attualmente se non puoi permetterti di spendere 2000 Euro per la cena finale non metterti in testa di poter partecipare a simposi sociali e politici in difesa di proletari (chi non è ricco non può).
La forza dell’esempio e del valore sociale dei precetti cristiani… allora
Il buon Ildebèrto, fatto riferimento alla Misericordia in questo secolo e nel futuro, ricorda a Ottone“spada per abbattere e discacciare tutti i nimici di Gesù Cristo e gli scellerati e falsi Cristiani”. Il Santo Abate non vuole solo la forza delle armi ma la forza dell’esempio e del valore sociale dei precetti cristiani. Quelli erano altri tempi: c’era un solo Papa. Ora ne abbiamo due: uno condannato al silenzio a Castel Gandolfo (in ferie) e l’altro qualche volta in Vaticano, da dove almeno due volte alla settimana chiede comprensione, liberalità, misericordia e adeguamento verso i nimici di Gesù Cristo e gli scellerati e falsi Cristiani e la Misericordia dovrebbe essere limitata al solo 2017 (dichiarato anno della misericordia). Nel frattempo (in un silenzio assordante) i prèsidi più “intelligenti” vietano nelle scuole anche la millenaria tradizione del (sovversivo) Presepe. Dante alighieri (Purgatorio Canto VI) “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna (dominatrice) di provincie, ma bordello!”
Questo poteva essere vero alla fine del 1200, invece adesso… vuoi mettere?!
Nota: in corsivo la trascrizione fedele del testo originale.
1 – Ottone il Grande duca di Sassonia, re di Germania dal 936, re d’Italia dal 951 e Imperatore del Sacro Romano Impero dal 962, wikipedia.
2 – secondo Wikipedia sarebbe nel 936; la differenza è minima ma ci fidiamo di Giambullari.
3 – Di Rito Benedettino.
4 – Patena, un piccolo piatto metallico di forma circolare, utilizzato per contenere il crisma del Battesimo: enciclopedia cattolica.
Nazzareno Graziosi
23 ottobre 2017