Civitanova Marche, storia di una villa e di un trabaccolo scomparso

Raccontando, la signora Brunella Martellini ci accompagna indietro nel tempo alla sua infanzia e all’origine della sua storica costruzione di viale Vittorio Veneto a Civitanova Marche. Come i ponti, anche le case hanno un’anima!

 

Quando gli spruzzi delle onde…

Progettata dall’ing. Gustavo Stainer, fu fatta erigere nel 1932 come abitazione principale da Pasquale Martellini e fu pronta nel 1933. I genitori le raccontavano che all’epoca non vi erano altre civili abitazioni. Negli inverni della seconda metà degli anni Trenta i Martellini preferivano non uscire dall’ingresso principale, perché gli spruzzi delle onde del mare arrivavano fin lì. I pescatori ormeggiavano le lancette sulle piante del viale, forse dei pioppi. I Martellini erano dei commercianti originari di Civitanova Marche. Intorno al 1880 – 1900 quella famiglia era composta di cinque maschi e tre femmine. I maschi erano Ulderico, Agostino, Luigi e Mariano (gemello di Domenica) ai quali rimasero le altre proprietà vicine, compresa l’attuale villa Flora venduta negli anni Sessanta da Agostino ai Muratori.

 

Il ricordo di altre costruzioni

Nell’edificio a lato di villa Flora, prima di essere stato Ufficio Locale Marittimo (per un periodo), Brunella ricorda un basso lazzaretto. Nella zona ricorda altre costruzioni come il villino Langione, non più esistenti per lasciare posto a palazzi anonimi. Il palazzo Martellini (1934) sito in piazza XX Settembre, rimase di proprietà delle sorelle Domenica (detta Memmetta), Elena e Maria, ora agli eredi. Adiacente al Lido Cluana vi è una villetta che apparteneva a Luigi, è stata rimaneggiata in vari periodi. Dietro una villa a due piani apparteneva a Giuseppe, anch’essa fu venduta. Questa famiglia possedeva dei trabaccoli (barche da trasporto), acquistavano il legname in Jugoslavia e lo importavano ed esportavano la frutta. Il capostipite era Ulderico che, insieme a un fratello celibe, aveva avviato quel commercio.

 

Requisita al tempo di guerra

La villa aveva un giardino all’italiana, in quello posteriore c’era una vecchia palma, mentre sul davanti, lungo il muro di recin zione, delle siepi di rose. È composto di due piani, ha degli ampi cornicioni con sottostanti decorazioni a dente di sega, le terrazze hanno le balaustre a colonnine con impasto di cemento. All’origine aveva dei pregevoli pavimenti interni di graniglia decorata.  Con la guerra, la famiglia di Brunella sfollò a Montegranaro. All’incrocio tra l’attuale viale Vittorio Veneto con via Mazzini cadde una bomba d’aereo. Avvenuta la Liberazione, al ritorno, trovarono due stanze requisite dalle truppe inglesi e adibite a laboratorio dentistico. George, l’ufficiale comandante quel reparto, si era affezionato a Porto Civitanova: per tanti anni vi trascorse le vacanze estive. Brunella a 5 anni scendeva le scale in braccio a Palmina e trovava ogni mattina il soldato polacco Stan che gli regalava la cioccolata: le ricordava tanto la figlia rimasta in Polonia. Lui poi si stabilì in Inghilterra.

 

Il giardino e le sue piante

Il breve racconto si dissolve come un effetto cinematografico nella serenità che solo un giardino può dare. Nel lato verso via Mameli, in dei bassi locali esterni, vi erano le cantine, un pollaio e dall’altra parte una piccola serra. Campeggia nel giardino un giovane pino domestico di venti anni precisi messo a dimora alla nascita di un nipote, gli tengono compagnia melograni, cordyline, un calicanto che fiorisce a Natale e un olivo,  quest’anno carico con molti frutti. Sul lato interno del muretto, una siepe di pitosforo. “Purtroppo – dice Brunella – si ammala facilmente di cocciniglia”. Adorna la facciata sud una bella buganvillee rampicante dai fiori rossi.

 

Il capannone dove iniziarono i Paciotti

A lato nord confina con l’abitazione del maestro Giuseppe Gaggegi e consorte anche lei insegnante, Brunella lo ricorda girare sempre in bicicletta con i pantaloni alla zuava. Nel condominio Del Dotto di via Mazzini attorno al 1958 -60 c’erano l’orto dei farmacisti Roani con una torretta abitata dal guardiano e la sua famiglia, e un vecchio capannone dove iniziò il lavoro della famiglia Paciotti. La villa richiama alla mente tanti bei ricordi dell’infanzia, anche per questo la signora Brunella è legata affettivamente e ha sempre cercato di mantenerla bene.

 

Il trabaccolo dimenticato

Negli anni Settanta-Ottanta il trabaccolo “Ulderico II” (in origine Prudente) di proprietà dei Martellini fu donato al Comune. Era stato acquistato da un armatore di Ancona e aveva un grande albero maestro ricavato da un solo tronco. Il Comune voleva inizialmente metterlo nel progettato “Museo del Mare” (mai realizzato). Oggi non si sa dove sia finita questa barca, probabilmente in rovina, forse qualche pezzo resta all’ex mattatoio alle Fontanelle. È questa una piccola storia, un tassello di quella della città marinara, che fa la differenza tra chi preferisce raccontare e chi no!

(Ndr: del trabaccolo restano solo la prua e la poppa)

Eno Santecchia

 

9 ottobre 2017

 

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