Avventure di guerra e pace del maceratese Fernando Giorgetti

“Ero un ragazzaccio – ci racconta Fernando Giorgetti – quando nel 1944-45, a causa della guerra, per un paio di anni venni trasferito avanti e indietro tra Corsica e Sardegna, prima con l’esercito italiano e poi con gli americani dopo essere stato inserito in un gruppo di formazione”.

 

Un brutto quarto d’ora

In Corsica, mentre era prigioniero degli americani, passò un brutto quarto d’ora. Era andato ad attingere acqua e lì c’erano due ragazzi con 20 caprette. Era chinato quando si accorse che gli avevano puntato contro due pistole, rimase calmo e s’incamminò: sentì due spari e attaccò a correre verso l’accampamento gridando: “Gianni, Gianni!” per chiedere soccorso a un soldato di colore suo amico. Costui gli dette un’arma e in 5 andarono sul luogo dell’agguato. I due ragazzi non c’erano e l’americano disse: “Noi non vedere ma loro vedere noi”. Che avventura!

 

L’invasione americana

Oggi Fernando ha 94 anni e ha ancora negli occhi il ricordo di quando, trasferito a Napoli con i soldati americani, ha visto alla fonda nel porto partenopeo la flotta Usa: 700 navi! Le operazioni di carico e scarico ai “Granili” erano impressionanti. “La mia sensazione fu che, anziché essere venuti a liberarci, fossero venuti per occuparci – afferma il nostro amico – sensazione ancora oggi forte in me”. Faceva da attendente a un ufficiale italiano, un medico, ed erano insieme con altri 700 soldati italiani.

 

La “x” sulle natiche e il bordello

Qui realizzarono una infermeria e Fernando ebbe modo di fare pratica imparando a fare le iniezioni e a prestare i primi soccorsi in caso d’incidenti. “L’addestramento di base era davvero di… base. Infatti – dice Fernando – per imparare a fare le iniezioni il medico tracciava una “x” al punto giusto sul sedere di un soldato e… via, infilzato e curato!” Il lavoro principale era di controllare nel vicino bordello sia i visitatori che le… visitate, prestando la massima attenzione che queste fossero sane e igienicamente a posto.

 

Il ritorno a casa

Poi… il ritorno, la strada verso casa un po’ a piedi un po’ camminando, salvo salire sul treno ad Aversa, una tradotta che trasportava bombe con il nostro Fernando sistemato, comodo, a cavalcioni di una bomba! Giunto il convoglio alla stazione di Ortona tutti giù ma non c’era più il treno per Civitanova: sulla linea ferroviaria era saltato un ponte, bombardato. Erano in 17 di Macerata e s’incamminarono, fermandosi a Giulianova per riposare. Altra strada e, passando, incontravano  persone che  chiedevano: “Hai visto… hai incontrato..?” Domande struggenti per avere notizie di familiari.

 

Lacero, spalle e piedi feriti

Un fortunato passaggio a bordo di una Citroen gli abbrevia il viaggio verso la casa di un suo zio, Giulio, a pochi chilometri da Macerata, lo accolgono con baci e abbracci, lacero, le spalle ferite dallo zaino, i piedi feriti dalle scarpe, con in mano una valigia polverosa. Per la prima volta dopo due anni dorme su di un materasso. La sua casa era nella zona di Madonna del Monte, in contrada Alberotondo n° 20, ma lui si diresse, sempre a piedi, a Macerata: aveva timore che il suo arrivo improvviso potesse causare qualche malore per la forte emozione. Da Macerata inviò un biglietto al padre che subito lo mandò a prendere dal fratello Duilio.

 

“Ho salvato tre persone!”

A questo punto della sua esistenza la vita di Fernando prese una piega più normale, ma le esperienze vissute come infermiere continuarono a essergli utili per aiutare gli altri. Infatti si trovò ad assistere a un incidente: l’auto guidata dall’autista di Perugini investe una bambina e Fernando è lì pronto a dare la prima assistenza prima dell’avvio della piccola all’ospedale. Una seconda volta, anche questa in via della Pace, dei bambini giocano, è piovuto, fanno chiasso… poi il silenzio. Fernando esce per controllare: un ragazzino è rimasto attaccato al palo di un’antenna tv carica di elettricità. Che fare? Sa di chi è l’antenna, di corsa scende nell’appartamento di sotto, entra senza bussare e va a staccare la corrente. Il bimbo scappa via spaventato ma è salvo! Alla sera si presentano i Vigili Urbani dicendo: “Quel ragazzo che ha preso la corrente non sta tanto bene…” – “Guardate che l’antenna non è mia… non c’entro, ho solo salvato il bambino!” Appassionato cacciatore, una mattina stava andando a caccia, fucile in spalla. Poco oltre un uomo in moto aveva investito un ragazzo che gli aveva attraversato la strada, con il manubrio lo aveva colpito in bocca facendogli cadere i denti e, come se non bastasse, gli era passato sopra con la moto. Alcune donne urlavano. Fernando, messo via il fucile appoggiandolo alla rete di una recinzione, si è impegnato ad aiutare il ragazzo a respirare poi, rivolto alle donne: “Invece di strillare andate a chiamare Rolando che ha la Balilla, così lo porta subito al Pronto Soccorso!” Era il figlio di Vittorio Campetella e sicuramente Giorgetti ha contribuito a salvargli la vita.

 

Iniezioni gratis

La sua abilità nel fare le iniezioni gli ha permesso di aiutare altre persone. Il dottor Graziosi, quando c’erano da iniettare le prime iniezioni di penicillina dava questo consiglio: “Andate da Giorgetti…”. Ricorda Fernando: “Una famiglia che abitava in campagna aveva bisogno per un familiare molto malato di punture di bismuto. Questo era un medicinale che andava iniettato ogni tre ore per cui rimasi perfino a dormire presso quella famiglia, vista la stringente necessità. Naturalmente lo feci a titolo gratuito!”

 

Un cadavere tra i cespugli

La sua passione era anche l’orto e gestiva con la moglie Adele un negozio di frutta e verdura. Dopo la caccia un giorno andò nell’orto, mentre il suo amico di battuta lo lasciò per tornarsene a casa ma, poco dopo, ritornò bianco in volto. Aveva visto un corpo tra i cespugli in un vialetto. Andarono a vedere, magari era solo un manichino. Invece era il corpo senza vita di una donna, rosicchiato dai topi. Avvisando i Carabinieri Fernando chiese discrezione per rispetto verso quella persona morta. E così fu. Altri tempi, rispetto a oggi, e altre persone.    

Fernando Pallocchini

2 ottobre 2017

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