Venerdì 14 luglio, in mattinata alle ore 11:00, entro nell’ufficio centrale delle poste di Macerata. Macerata, capoluogo di provincia, non un paesino di 50 anime. Prendo il tagliando relativo ai prodotti postali e vado allo sportello. All’impiegato chiedo di acquistare dei francobolli di piccolo taglio. Ammutolisce e mi guarda esterrefatto come se gli avessi chiesto un biglietto per il prossimo viaggio sulla luna. Poi mi dice di rivolgermi all’impiegato dello sportello di Poste Mobile. Cosa c’entrino i francobolli con le connessioni telefoniche non mi è chiaro ma tant’è. Ho una persona davanti e aspetto per cinque minuti. Sono le 11:05. È il mio turno, ripeto la richiesta e questa volta la espressione dell’impiegato è di totale sconcerto, forse pensa alla richiesta di un viaggio su Saturno. Poi si riprende, balbetta qualcosa e mi chiede quanti ne voglia. “Anche un foglio intero” è la mia risposta. “Attenda un momento” e sparisce. Dopo 10 minuti, sono le 11:15, si affaccia e mi prega di aspettare ancora un poco. Dopo altri 10 minuti, sono le 11:25 si presenta e mi dice che non ne hanno. Venti minuti per dirmi che non hanno francobolli. Invero l’espressione del suo viso tradisce una diversa risposta “Non ho alcuna voglia di perdere tempo con te per pochi Euro”. Cosa pensare? Se Poste Italiane non sono capaci neppure di un servizio elementare come vendere francobolli, come possiamo fidarci delle offerte di prodotti finanziari o di servizi telefonici? Un altro servizio pubblico inefficiente dell’Italia che va a rotoli.
Gianni Carnevale (Bra-Cn)