Nel prossimo Consiglio Comunale dell’11 e del 12 settembre verrà discussa una mozione che si propone di istituire uno strumento innovativo di valutazione della situazione reddituale delle famiglie al fine di favorire quelle numerose, superando i limiti e le criticità dell’Isee.
È un modello già attuato da molti comuni e ha favorito l’erogazione di servizi destinati alle famiglie tenendo in maggiore considerazione il numero dei figli, la presenza di disabili, di donne in stato di gravidanza e di anziani a carico. Con una ridistribuzione più equa delle risorse economiche degli Enti alle famiglie e con una tariffazione dei servizi rispondente alla reale situazione economica delle stesse, si vuole favorire la formazione sociale delle famiglie stesse e la procreazione. Le giovani coppie, anche in situazioni di precarietà e instabilità economica, non devono avere il timore di formare una famiglia e il Comune può attuare un sistema di welfare più equo e maggiormente rispondente alle esigenze concrete dei beneficiari.
Le criticità del modello Isee
Lo Stato e gli Enti locali adottano il modello Isee quale strumento per ottenere parità di accesso ai servizi socio-assistenziali, con lo scopo di perseguire una forma indiretta di redistribuzione dei redditi a tutela delle fasce deboli. Tale metodo, però, presenta alcune criticità che possono potenzialmente comprometterne il fine a cui è destinato, ingenerando ingiustificate disparità di trattamento. Alcune di queste sono:
1 – la sfasatura temporale tra il momento nel quale si considera la condizione economica e il momento nel quale il cittadino richiede la prestazione;
2 – la vetusta scala di equivalenza adottata per il peso dei figli e dei disabili;
3 – il fatto che nell’Isee non vengono considerati i redditi che non sono fiscalmente rilevanti;
3 – la inadeguata incidenza del valore dei beni che superano la soglia di franchigia;
4 – la potenziale non attendibilità del dato finale di sintesi che misura sia i redditi che i patrimoni in modo rigido;
5 – il calcolo legato al nucleo familiare anagrafico che potrebbe non coincidere con i soggetti destinatari delle prestazioni;
6 – l’inefficacia dei controlli automatici sulla attendibilità delle dichiarazioni e l’impossibilità di effettuare verifiche per ogni soggetto.
Il nuovo sistema “Fattore Famiglia”
Per ovviare a tali problematiche di recente alcuni Enti locali hanno avviato l’applicazione di un nuovo sistema denominato “fattore famiglia” quale metodo per attuare una ridistribuzione più equa delle risorse economiche degli Enti stessi attraverso la misurazione della reale situazione familiare in tutti i suoi componenti e nelle sue situazioni particolari. Tale metodo si pone, quindi, quale ulteriore criterio selettivo posto accanto e a integrazione del nuovo modello di Isee di cui al D.P.C.M. 05.12.2013 n° 159 così come previsto all’art. 2 nella parte in cui, dopo aver premesso che l’indicatore “è lo strumento di valutazione, attraverso criteri unificati, della situazione economica di coloro che richiedono prestazioni sociali agevolate”, prevede “ferme restando le prerogative dei comuni” ed ancora che “gli enti erogatori possono prevedere, accanto all’ISEE, criteri ulteriori di selezione”.
In tale contesto, gli Enti locali possono attuare un piano integrato delle politiche familiari con l’adozione di una più equa contribuzione e distribuzione delle risorse applicando il metodo del “fattore Famiglia” per i programmi di welfare e nella tariffazione dei servizi di pubblica utilità, con l’obiettivo di prevenire le situazioni di disagio e rendere più stabile la capacità economica della famiglia, con il conseguente intento di incentivare la procreazione. Il “Fattore Famiglia” comunale si può applicare, senza necessità di particolari interventi normativi, direttamente ai servizi per cui non è obbligatoria l’applicazione dell’ISEE tra i quali le mense scolastiche, il trasporto scolastico, la retta asilo nido, la retta scuola dell’infanzia, la contribuzione individuale, ecc.
Effetti benefici sull’incremento della natalità
Su tali premesse, l’Università di Verona ha elaborato puntuali criteri applicativi del metodo che si basano essenzialmente sull’utilizzo di scale di equivalenza che permettono una precisa identificazione del beneficiario, la valutazione delle risorse realmente disponibili della famiglia e l’agevolazione dell’impiego di misure di controllo dell’elusione fiscale. Il modello citato, già adottato da diversi comuni, alcuni con una preliminare fase di sperimentazione, è stato recentemente presentato in un convegno a Senigallia (con il patrocinio anche dell’Anci e del Presidente del Consiglio Regione Marche); in tale occasione sono stati evidenziati sia i buoni risultati in termini di gestione del bilancio che in termini di effetti benefici per l’incremento della natalità. Recenti studi demografici hanno messo in relazione, da un lato, il consistente calo delle natalità con il costante invecchiamento della popolazione e, dall’altro, la diminuzione dei matrimoni con il contraddittorio desiderio dei giovani di età compresa tra i 18-29 anni di costituire una famiglia con almeno 2 figli. Tali dati mostrano una evidente necessità di riconvertire le città a misura di famiglia.
I sottoscrittori
La mozione che sarà presentata nel prossimo consiglio comunale di Macerata è stata sottoscritta dai seguenti Consiglieri comunali: Andrea Marchiori, Riccardo Sacchi, Deborah Pantana, Maurizio Mosca, Gabriele Mincio, Paolo Renna, Ivano Tacconi, Marco Foglia.
2 settembre 2017