Il rosso fiore della violenza XXXVIII puntata

Gli allievi uscirono in perfetto silenzio e furono accompagnati nella sala mensa. L’appetito fu scarso, ma non il desiderio di fare domande e attendere risposte. I poliziotti più anziani cercavano in tutti i modi di soddisfare la loro curiosità. Michele invece era il più smanioso: la sua voglia di menar le mani la manifestava con le parole e con gli atteggiamenti. Non stava fermo un solo istante e i suoi occhi scintillavano come lame di pugnali. “Finalmente si comincia, sono stufo delle solite lagne della scuola. Qui si  fa sul serio! È ora di farla finita con questi dannati rossi!” – “E smettila di fare il Rodomonte”. Intervenne Mario. “Tu pensa ai cazzi tuoi, verginello! Perché non ammetti di fartela sotto dalla paura?” Gli rispose Michele, rosso in viso dalla rabbia. “Io non ho paura per me, ma caso mai per le tue bravate. Tu sei capace di metterci tutti nei guai a causa delle tue stronzate: non si sa mai cosa ti passa per la testa”. Aggiunse Mario senza reagire alle sue insinuazioni circa la sua abitudine di scansare le compagnie femminili. Un tale argomento, più volte tirato in ballo dai compagni di corso, lo lasciava indifferente perché il suo amore esclusivo per Carmela e la sua conseguente fedeltà lo mettevano al di sopra di ogni sarcasmo. “Calma ragazzi, cercate di ragionare. Ci sarà tanto da fare per tutti che il modo migliore di comportarsi è di conservare la calma, tutta la calma che possedete. Ciò che vi attende non è né un duello tra cavalieri crociati e saraceni, né una scampagnata fuori porta. L’importante è non sottovalutare né sopravalutare mai una manifestazione di piazza: cercate di immaginare dieci, ventimila persone e, a volte, anche di più, ognuna delle quali crede di avere un conto personale da regolare con lo Stato e, in definitiva, proprio con noi che lo rappresentiamo. Una tale massa di gente è come un drago che se non lo provochi c’è la speranza che non reagisca, ma se lo fai, sono guai ve lo giuro! “E noi gliela mozzeremo la testa a questo fottuto drago!” Urlò Michele per niente impressionato dall’avvertimento del collega anziano. “Quel drago ha tante teste quanto sono le persone che lo compongono, non scordartelo. Non avresti mai il tempo, né la forza di tagliarle tutte! A buon conto, ragazzi, voi state a guardare come ci comporteremo noi più anziani e non sbaglierete mai”. Aggiunse un altro anziano. Mario era irritato dall’atteggiamento di Michele il quale poco si preoccupava che il suo modo di pensare potesse essere pericoloso anche per tutti gli altri. A questo proposito Mario criticava il modo d’arruolare chiunque purché avesse la fedina penale pulita, buona salute e non fosse iscritto al partito comunista. Riteneva che ci volesse una più seria e approfondita indagine psicologica che ne vagliasse attentamente le attitudini e la idoneità a vivere in una comunità militare. Gli individualismi esasperati sono pericolosi e di difficile manovrabilità. Non ammetteva la giustificazione che lo scarso arruolamento costringeva a chiudere un occhio: un miglior trattamento economico, una maggiore tutela dei diritti individuali del poliziotto avrebbero certamente attirato nuove leve tra cui effettuare sempre un’accurata selezione. La notte precedente la temuta manifestazione fu una notte lunga e insonne per molti e Mario fu tra questi: trascorse gran parte del tempo a pensare alla prossima licenza e alla gioia che avrebbe provato nel rivedere la sua Carmela e il suo papà. Provava anche un desiderio acuto di rituffarsi nella vita paesana: rivedere i volti, le case e le strade di sempre; di riassaporare i semplici e gustosi piatti della gastronomia locale. Aveva insomma bisogno di riciclarsi per affrontare poi la nuova vita di brigadiere della polizia. Verso l’alba, vinto dalla stanchezza, scivolò lentamente nel sonno. Fu un sonno pieno di incubi. Fu svegliato dalle urla dell’istruttore e per un attimo gli sembrò di trovarsi ancora nella scuola di N. Fece fatica a tirarsi su e imprecò contro quella stanchezza che ancora lo attanagliava e proprio in un giorno come quello. Sperò che una ricca colazione e una buona tazza di caffè gli avrebbero restituito lo smalto di sempre. Quando furono pronti per essere condotti sul luogo del comizio, li dotarono di elmetti con visiera e di scudi di plastica trasparente e dell’immancabile manganello. “Se ci dessero anche una lancia e un cavallo saremmo pronti per partecipare a un rodeo di antichi cavalieri!” Commentò un allievo in vena di scherzare. “E invece siamo poveri soldatini di piombo appiedati”. Gli fece coro un altro. “Eppure, da quanto ci hanno detto gli anziani ieri sera, il drago ci sarà per davvero, stamane in quella piazza!” – “Speriamo che sia un drago vecchio, sdentato e dagli artigli spuntati”. Interloquì Mario. “Denti o non denti, artigli o non artigli secondo me il modo migliore per tenerlo a bada è fargli barba, capelli e contropelo!” Aggiunse con la sua solita grinta Michele Cassa. “Buoni, state buoni ragazzi, c’è stata una prima volta per tutti! Vi garantisco che l’immaginazione dipinge il diavolo sempre più brutto di quanto non sia nella realtà”. Intervenne un anziano per riportare un po’ di calma. “Io avrei preferito ricevere il battesimo del fuoco al fronte, dove almeno si sa da quale parte si trova il nemico. In una situazione come questa, come fai a saperlo? In fondo sono operai, padri di famiglia, passanti occasionali, residenti, commessi. A sparare si corre il rischio di coinvolgere un innocente”. Aggiunse preoccupato Mario. “Diffida sempre di coloro che hanno il viso coperto da un passamontagna, di quelli che portano un tascapane a tracolla che potrebbe contenere armi o bombe o qualsiasi altro mezzo di offesa, tutti arnesi micidiali in mano a chi ha intenzione di uccidere”. Consigliò un altro anziano. Ogni gruppo salì sulla propria camionetta e tutte insieme, a sirene spiegate, si recarono  verso la piazza designata.                                    

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1 settembre 2017

 

 

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