Cucùmmiri: come si divertivano i ragazzi nel 1930

Estate. Un paesino di provincia nel maceratese. Persone indaffarate e bande di ragazzini urlanti, scalzi. Per strada nemmeno una macchina ma solo carri tirati da vacche bianche che lasciano inquinamento d’epoca. Fa tanto caldo il pomeriggio. Un di queste bande di ragazzini pensa di andare giù al fiume Chienti per trovare un po’ di frescura. Strada facendo “rubano” due cocomeri da un campo (per loro è cosa normale) e li mettono in fresco dentro l’acqua del fiume. Intanto giocano come matti schizzando l’acqua dappertutto. Stanchi dei giochi prendono i due cocomeri, li spaccano a metà e si mettono a mangiarli tuffando le mani nella polpa rossa. Mettono da parte le quattro “pacche” vuote. Quando il sole si avvia a tramontare e il giorno comincia a essere tra “lume e scuro”, riprendono la via di casa portando un po’ ciascuno le quattro semisfere di cocomero vuote. Serviranno per uno scherzo, così, tanto per finire la giornata. Arrivati al paese inizia la ricerca delle “pietanze” lasciate per strada, ancora fumanti, dalle vacche. È facile trovarle per poi riempirci bene le pacche dei cocomeri… e inizia il divertimento (lu spàssu). Prima trovano le finestre lasciate aperte da coloro che cercano di far entrare un po’ di fresco in casa, poi ogni pezzo di cocomero “farcito” viene preso da due ragazzini che iniziano a farlo dondolare con le braccia (fare viciàngola)… finché non parte il lancio! La finestra è centrata in pieno e il tutto è catapultato nella stanza: li schizzi arrivano dal pavimento al soffitto! Pensate un po’ alla sorpresa dei padroni di casa la mattina dopo… Oggi fioccherebbero le denunce.

20 agosto 2017      

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