Teatro La Rondinella, mercoledì 12 luglio a Montefano. Il Minimo Teatro, per festeggiare i suoi 35 anni di attività, è in scena con due prove (“Reperti da studio” e “Voci d’Adelchi”) e uno spettacolo (Spoglie d’Adelchi), a conclusione dell’anno di corso della Scuola di Dizione Lettura e Recitazione e di Ingegneria Umanistica. Scrivere degli spettacoli del Minimo è una prova difficile, perché si tratta sempre di raccontare l’irraccontabile. Intanto le “Spoglie”. La scena si apre con un martello posto al centro del palco, intorno due teli bianchi, carta da manifesto, un microfono a terra; entra un’attrice, raccoglie il microfono, la presa del microfono che struscia a terra e poi batte a colpi regolari inizia un ritmo lento, che introduce i passi del secondo attore, già a questo punto, subito cioè, inizia l’irraccontabile: in un furore perfettamente orchestrato gli altri attori edificano con gli accessori un’attrice-costume imponente che prova un monologo imposto, dettato da un’altra attrice. In un battibaleno la scena si scompone, precipita in una sospensione tragica: allusione, lezione, compendio dell’altissimo gioco del teatro. Colpi al buio, squarci microfonici, lampi gestuali, teli bianchi che volano al ritmo del caos. Dal bianco fulmineo, dal suono dello squarcio la scena passa repentinamente al nero totale, al silenzio totale dal quale affiora lentamente il volto di un’attrice severo e denso d’inespresso, in un braccio tiene la testa-Ermengarda di un’altra attrice, che lentamente gli scivola dal braccio, prima di riassorbirsi al buio. E’ un momento in cui pare che il silenzio parli e dica di una nostalgia umana, atavica. Da questo momento nascono e muoiono scene minime, dense di silenzio, mani che tagliano il vuoto, geometrie spedite in busta a prossime generazioni perché ridiventino voce della poesia, gesti e passi all’indietro che evocano la persistenza in corpo di tracce nostalgiche indelebili ma che in dissolvenza mutano nella leggerezza dei coriandoli lasciati cadere. E poi ancora due scene in cui il microfono diventa protagonista, non della parola da dire, ma di una cinematografia del pensiero che scampanella e mina le consuete dinamiche dell’immaginazione. Per finire, gli attori si ritrovano sul conforto delle sedie, le loro voci registrate testimoniano che sono espropriati anche della loro poesia vocale andata, non resta che rimettere lo strumento-martello al centro della scena: mentre un’attrice indietreggia definitivamente con in mano il suono ritmico di una spillatrice che non ha più scene da fissare. Uno spettacolo fissato nei minimi particolari per rovesciarsi, istante per istante, nella sospensione poetica del grande teatro. Cinquanta minuti reali, tattili, sensoriali eppure così fuori dal mondo. E pensare che le due precedenti prove “Reperti” e “Voci” sono andate nella “normalità” del Minimo, fatta di studio, di recitazioni combinate, di musicalità, di “normale” maestria insomma. Inutile dire della bravura degli allievi-attori, La Rondinella di Montefano vola sulle ali di una grande lezione di classe, e allora ecco semplicemente i nomi di questa classe: Simona Branchesi, Andrea Capannelli, Alessandro Corazza, Maria Chiara Mannetta, Lorenzo Tombesi e poi Jennifer De Filippi, Valentina Lauducci, Serenella Marano, Elisabetta Moriconi, Francesca Santinelli, Lorenzo Vecchioni, Simone Verducci. Capoclasse: Maurizio Boldrini, con l’assistenza di Euro Morresi e Carla Camilloni.
17 luglio 2017