Sinceramente è difficile iniziare, perché è un argomento penoso quello che vado ad affrontare.Riguarda il comportamento, l’educazione, lo stile e la classe, anche se volendo, queste ultime due sono, più che regole, i valori che ciascuno porta nel suo DNA, quindi o ci sono o non ci sono affatto. Comunque si potrebbe provare a migliorare. In occasione delle trascorse festività di fine anno 2016 sono stata fuori a cena con amici. Ho notato subito abbigliamenti non consoni all’evenienza (o sono fuori tempo io?). Parlo soprattutto in riferimento agli uomini e me ne dispiace: jeans, maglioni, scarponi, barbe incolte. Le mie amiche mi hanno detto che al giorno d’oggi non ci si fa più caso. Eppure i signori in nostra compagnia erano in giacca e cravatta! La serata perdeva così il suo significato, un po’ languido, nostalgico, malinconico…. era pur sempre un “addio”. Siamo caduti di stile! E questo non è un segnale che riguarda solo l’ultimo dell’anno, bensì tutte le varie sfaccettature di cui sono fatte l’educazione e il rispetto nel trovarsi in un locale pubblico, ove, essendo a contatto con gli altri, non si ha il diritto di prevaricare e sconvolgere con il proprio atteggiamento l’altrui serata! Questo vale per tutti i luoghi frequentati da più persone, comprese strade e marciapiedi, nel rispetto degli altri e dell’ambiente. Primo gennaio 2017, primo pomeriggio, seguo in tv il meraviglioso concerto di inizio anno dell’Orchestra Filarmonica di Vienna, musica di Strauss che riempie il cuore di tante piacevoli sensazioni, perché la musica ha il potere di parlare all’anima, specie quando è vera musica! Alcuni invitati criticano il concerto, dicendo di essere stufi di ascoltare musiche “Asburgiche”. Ora riflettiamo: le note sono sette e con esse si possono comporre infinite armonie. Musica sinfonica, da camera, lirica, d’operetta, jazz, romanze, canzoni, in tutte le lingue e dialetti, come, a esempio, gli stornelli. Le note sono sempre le stesse anche nei valzer, nelle marce, nelle polke di Strauss padre (Johann) e di Strauss figlio (Josef ) e non sono “Asburgiche”. Quando si suona un valzer può essere di Strauss o di Casadei sempre valzer è e comunque ci si può anche ballare sopra con entrambi. I brani dei due compositori austriaci hanno spesso un ritmo avvolgente e coinvolgente che affascina e che esprime tutta la sua maestosità raffinata e forse un po’imperiale, che non guasta. Ma questo non significa “Asburgico”. Ho parlato di questi due argomenti, accaduti negli stessi giorni, per sottolineare che si stanno perdendo le radici del vero stile e del vero senso dell’educazione. Del resto se abbiamo il degrado culturale e sociale, se non si ha più il buon senso e il gusto di curare la propria persona, se non si riconosce l’ottima musica, forse anche perché usando sempre internet si è perso il piacere dell’ascolto, della lettura, della riflessione. Un brano di buona musica, una lettura in poltrona, scrivere con carta e penna e misurarsi con se stessi sono oramai usi abbandonati. Essere moderni non vuol dire rinnegare il passato. La cultura, la conoscenza derivano dal passato, dalla conoscenza del passato. Chi smette di imparare incomincia a invecchiare. Forse questa società di giovani “veloci” è già vecchia. E, purtroppo, questo mio scritto non è un… “castigat ridendo mores”!
24 aprile 2017