Riflettendo su quanto scrivono su La rucola l’architetto Medardo Arduino e il dottor Nazzareno Graziosi, che si basano su interpretazioni di testi antichi e moderni, calate nel pratico, unite alle conoscenze personali nel campo architettonico/archeologico il primo, e scientifico/mediche il secondo, faccio alcune osservazioni e una timida ipotesi: il Piceno/Popuno ha una casta di abili guerrieri, militari di professione per intenderci, nessuno studioso lo nega, e parlano i reperti in tutti i musei delle Marche. Questa attività comporta, oltre alla bravura nell’uso delle armi, che ci sia un indotto, una organizzazione di tutto ciò che ruota intorno al guerriero, che non si limita al maestro di spada e a chi forgia le armi e le commercia: il sistema deve prevedere il sostentamento negli spostamenti, perciò lungo i percorsi del guerriero che si muove per motivi bellici, o per controllo del territorio o per scortare mercanti lungo le rotte commerciali, specialmente nei luoghi più distanti è verosimile che il cibo, indispensabile in quantità, fosse costituito da derrate non deperibili, facilmente trasportabili e pronte al consumo: in esplorazione o in guerra, magari traversando montagne, non mi porto dietro l’insalata e il pollastro vivo, o conto di poter sopravvivere solo saccheggiando. Ecco che l’invenzione e la diffusione degli insaccati (la nostra “salata” tipica dell’interno del Piceno) non può essere a esclusiva destinazione della popolazione residente. Il contadino a valle consumava principalmente cereali e verdure, e pesci che catturava nei corsi d’acqua dolce; il montanaro poteva vivere della cacciagione abbattuta, cotta e mangiata, e comunque tutti in qualche modo disponevano di modi di conservazione diversi (seminterrati, sotterranei). Gli allevamenti erano per garantire l’abbondanza soprattutto a scopi di preparati conservati: nulla impedisce di supporre che l’appellativo “Salii”, nelle sue varianti, sia associato non al sale in sé ma all’uso del sale: a quelli che usano il sale e, di riflesso, ai soldati che mangiano i salumi fatti nelle loro terre. Rimando ancora una volta alla lettura dell’articolo del dottor Graziosi http://larucola.org/2016/05/17/la-storia-del-salato/ (La rucola n° 214) che suggerisce di puntare un ideale compasso tra Norcia e Preci, tracciare un ampio cerchio e lì concentrare ambientazioni storiche e approfondite ricerche, il terremoto renderà sì tutto più difficile che in passato, ma non è detto che sia un lavoro impossibile rimettere a posto tutti i tasselli del complicato puzzle dei Picentes.
15 aprile 2017