Quando infuria la bufera e il vento strappa la Bandiera il freddo accappona la pelle; tutto intorno è buio ed incerto futuro. Val bene allora rifugiarsi in un cantuccio, con l’allegro scoppiettio del fuoco, lasciando la mente vagare, sperando di non farsi del male. Rifletti allora e ricorda, di fronte al legno che lento si consuma, rilassata la mente e addolcito il sentire. Passano a fila le trascorse stagioni, le Persone care, ragionando se è giusto ciò che si è fatto e se si poteva fare di più. L’età infine è quella che conta, le esperienze vissute e i casi affrontati, confrontando il momento attuale, suggerendo bilanci e scorrendo le idee incompiute che non sai se ti attirano più. Ma se allora il vissuto soddisfa, ripensando che ancor non sei morto, scoprirai che ritorna la voglia di spostare la meta più in là. Basterà? Ti domandi perplesso; ma nessuno può dare risposta: sol la fiamma che arde già lì. Non lo sai che la vita poi cambia? Le sorprese son pronte nel sacco ed accoglierle, buttando le brutte, è un’impresa per vene e per polsi. Ma la fiamma pian piano si spegne ed è pronta a lasciare il suo posto, se non metti veloce un bel ceppo, a quel mucchio di cenere grigia, che minaccia di spegnere il sogno. Ed è questo il dovere dell’Uomo, che pretende lasciare il suo segno: di evitare che il fuoco si spenga; così è d’uopo scartando vittorie e bruciando cocenti sconfitte. Vae victis. Chi si dà per vinto è perduto. Da quel fuoco promana un messaggio, che è di forte speranza e di Fede e che illumina il buio cammino. Non arrenderti! Non arrenderti mai, ché davvero non serve ad alcuno.
(disegno di Lorenzo Sabbatini)
13 aprile 2017