Mentre inseguiamo pervicacemente suggestioni di un piccolo mondo scomparso nell’atmosfera delle effimere osterie delle varie rievocazioni in costume e nei mercatini dove è ancora possibile acquistare mortai, macinini e vecchie bilance, stiamo perdendo le ultime botteghe caratteristiche: gli spacci di campagna. Luoghi di un certo valore sociale che per tanto tempo hanno rappresentato un punto d’incontro tra domanda e offerta di prodotti alimentari spesso barattati con i prodotti della terra. Gli spacci e i negozi di alimentari vanno valorizzati prima che finiscano nelle anguste mura del solito museo tipologico. Certo si può recuperare un vecchio bancone coi cassettoni per la pasta, come pure una bilancia del sale o una rossa affettatrice a mano, ma non certo le sensazioni e la gestualità del commerciante. Come dire “commerciante e porco pesalo dopo morto”. Infatti sarà molto difficile inserire in un’ambientazione di maniera l’odore particolare che emanano i negozi di generi alimentari: un effluvio frammisto di baccalà e sapone di Marsiglia, aringhe e tonno, formaggi e salumi.
Sarà pure difficile rievocare la gestualità dell’alimentarista nel confezionare un etto di conserva con la carta oleata, mentre con la carta paglia e con la carta azzurrina si incartavano rispettivamente la farina e lo zucchero, scaricati pazientemente con la sessola sulla traballante bilancia. Ai tempi della vendita al minuto tutto era regolarmente sfuso, anche quel libricino nero coi bordi rossi dove i più segnavano le proprie spese che regolarmente saldavano a fine mese. Chi non ricorda quel libricino e tutte le magiche operazioni per preparare un panino farcito con la crema Alba! Oggi, in zona, rimangono solo due spacci di campagna: uno in contrada Cimarella gestito da Anna Fabiani, dove si sosta per un panino, una birra e poi… e l’altro, molto variopinto, in contrada Madonna del Monte gestito con passione da Jolanda Lattanzi. Perché non fare una guida degli spacci della provincia, in quanto luoghi caratteristici destinati alla vendita di monopoli e non solo? Per valorizzare questi spaccetti, spesso sperduti nelle località montane, sarebbe sufficiente mettere un bollino di “locale tipico” sulla vetrina (risultato infine raggiunto, anni dopo, grazie alla costanza di Gabor Bonifazi).
26 marzo 2017