E poi cresce rucola, sotto di certe
nubi e sul fondo della conca
chiusa, dove si fa sterile
la raccolta,
come passo d’angelo
con ali stracciate
dai colpi di un’accetta,
mentre dormiva
sotto alla siepe.
E riconosco la siepe…
ridotta a non più di un moncone;
riconosco l’angelo
lasciato a piedi…
E poi strappo l’erba,
gelando intanto dentro
sotto al sole, che non ha nazione
e che mi cerca, nei miei spazi,
bruciando nell’ultimo proverbio,
le mie impronte.
19 marzo 2017