Giovedì 16 marzo, nel giorno del 15° anniversario dalla morte di Carmelo Bene, Philosofarte di Montegranaro e Minimo Teatro di Macerata presentano “Lezione su Carmelo Bene”, un saggio da stampare di Maurizio Boldrini, che all’inizio della sua lezione così introduce: “L’insieme degli studi su Carmelo Bene è tanto ricco di considerazioni e implicazioni filosofiche, estetiche, antropologiche, quanto generico in merito alle sue tecniche operatorie, che invece esemplificherò in questa lezione. Tradurrò solo alcuni reperti dell’enorme campionario della sua opera, quel tanto o poco che basti perché gli esempi possano risultare indicativi per prossime operazioni. Muoverò il più possibile da manovale e secondo istinto, in considerazione che poco o nulla ha potuto la dimostrazione organica in Opere. In Autobiografia d’un ritratto c’è una sorta di nota spese, sintesi delle cose fatte da Carmelo Bene. Proverò a rivisitarla e a tradurla nel come dei materiali”.
Boldrini è l’unico artefice che, per il complesso delle sue esperienze (qui intraducibili), per i suoi affilati strumenti operatori, può permettersi di analizzare con competenza le alchimie di Carmelo Bene fino a ricavarne essenze distintive e soprattutto strategie che potrebbero essere indicative in diversi ambiti scientifici.
Quindi Carmelo Bene sottratto all’ambito specifico del teatro?
Sarebbe un peccato destinare il tesoro sommerso di Carmelo Bene allo spaccio teatrale. Nelle dinamiche del suo lavorio ci sono preziosi semi da far fruttificare in altri orti. Altrimenti sarebbe come ridurre le “Lezioni americane” di Italo Calvino al solo ambito letterario, sarebbe un’idiozia. Ci sono artefici e opere che trascendono il genere, Carmelo Bene è uno di questi.
Come si potrebbe portare l’opera di Carmelo Bene all’attenzione di scienziati al di là delle loro rispettive discipline?
Sarebbe semplice, basterebbe che singoli studiosi destinassero un po’ del loro tempo a disorientarsi rispetto alle loro specializzazioni e avessero il coraggio di “perdersi” nell’ingegneria umanistica dei suoi materiali, chissà che non trovino risposte a problemi che le loro specializzazioni non sono in grado di fornire. D’altra parte è necessario che i suoi “amici” se la smettano di seppellirlo sotto pagine e pagine di filosofia e di esaltazione celebrativa. Continuare a ripetere la genialità di Bene è una sciocca ovvietà che rimanda lo studio vero. A che serve dire che Michelangelo era un genio? Ci vuole che la sua “Pietà” sia letta obbligatoriamente in Giurisprudenza perché gli avvocati abbiano una misura di giudizio. Certo, ci vuole che qualcuno intraprenda questo percorso, chiamiamolo interdisciplinare per capirci, ma per me è la vera disciplina della conoscenza, quella che non ha paura dei limiti di settore.
Maurizio Boldrini “Lezione su Carmelo Bene” presso Philosofarte, Montegranaro, corso Matteotti 7, Giovedì 16 marzo 2017, ore 21:30. Informazioni e prenotazioni: 347.6890974.
14 marzo 2017