Nella ricorrenza del primo anniversario della scomparsa di Dante Cecchi, la Fondazione Carima ha ritenuto doveroso rendere omaggio a questo illustre cittadino maceratese, nonché intellettuale di levatura nazionale, con la pubblicazione in raccolta dei testi dialettali che ha scritto per il teatro. Su Dante Cecchi è stato detto molto e numerosi sono i motivi per cui merita di essere ricordato. In questa sede, però, non mi soffermerò sulle sue straordinarie doti di uomo e di maestro o sulla sua lunga e intensa carriera – nel corso della quale ha ricoperto anche il ruolo di Presidente della Cassa di risparmio della provincia di Macerata – piuttosto desidero condividere brevemente il ricordo personale che conservo del Professore. Ho avuto infatti la fortuna di incontrarlo lungo la mia strada in due contesti differenti, che mi hanno consentito di apprezzarne l’ecletticità della figura. All’università ho conosciuto il Dante Cecchi docente stimato e storico appassionato, con il quale ho sostenuto uno dei primi esami ovvero Storia dell’amministrazione pubblica, che è stato una grande fonte d’incoraggiamento e d’ispirazione per la studentessa in erba in Giurisprudenza quale ero. Durante l’esperienza giovanile nel teatro amatoriale, invece, ho scoperto il Dante Cecchi scrittore teatrale, le cui opere sono state e continuano a essere un repertorio di riferimento per le compagnie locali. È così che questo volume intende mettere in risalto il grande contributo che egli ha dato alla valorizzazione del dialetto maceratese, inteso come elemento costitutivo della nostra identità culturale e fondamentale patrimonio da preservare che, grazie alla rappresentazione scenica, diviene un vero e proprio strumento di comunicazione in grado di veicolare le tradizioni, i valori, il modo di vivere e la storia di questo territorio.
14 marzo 2017