Nel libretto fatto pubblicare dal vescovo di Macerata per la Quaresima, l’introduzione autografa di Monsignor Nazzareno Marconi richiama l’attenzione al concetto di carità cristiana. In queste settimane che resteranno nella nostra memoria per i disagi materiali ed emotivi che il terremoto ci ha provocato, abbiamo il dovere morale di maturare in consapevolezza, riscoprire ciò che veramente conta: l’unità familiare, l’innocenza dei bambini, la sapienza degli anziani. Si scopre, solo ora che sono chiuse e pericolanti, come le tante chiese che punteggiano le nostre piazze sono luoghi da cui si irradiano la fede, la speranza e la carità, virtù di cui non possiamo fare a meno. Ma cos’è la Carità? Essa non va identificata con l’elemosina, non è semplicemente compiere opere di misericordia, essere benevolo e paziente. È una vera e propria Manifestazione, è riuscire a entrare in contatto, e vivere, con la propria anima quotidianamente. Il risultato di questo “incontro” porterà a sapere in ogni momento cosa è giusto fare. Dice San Paolo: “La Carità è paziente, è benigna la Carità; non è invidiosa la Carità; non si vanta, non si gonfia; non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La Carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Queste dunque le tre cose che rimangono: la Fede, la Speranza e la Carità; ma di tutte queste la più grande è la Carità!”
Il termine latino “caritas” significa amore per l’altro e in questi mesi, ne abbiamo vista tanta di Carità, in veste di solidarietà giunta da vicino e da lontano nelle martoriate Marche: non dimentichiamola, facciamola nostra come modello di vita e di esempio.
Simonetta Borgiani
10 marzo 2017