Una tradizione durata fino al termine dell’800 prevedeva nel giorno di Carnevale che alle ore 22:30 le campane delle chiese suonassero, annunciando così che si doveva mangiare quanto ancora restava del pasto carnevalesco, per poi passare alla pulizia degli utensili da cucina che venivano sgrassati con la liscivia: in pratica una salutare e igienica ripassata alla cucina!
Il buon Libero Paci ci raccontò e scrisse per noi de La rucola, un carnevale decisamente particolare vissuto da Macerata dopo una serie di furiose nevicate…
La battaglia tra turchi e cristiani
Correva l’anno 1583 e nel mese di febbraio, per cinque giorni consecutivi, nevicò così tanto che la gente non poteva uscire di casa e, addirittura, toccò ad alleggerire il peso della neve sui tetti per evitare che si sfondassero. Da un male può venire il bene, per cui i maceratesi pensarono di usare l’enorme nevicata per divertirsi un po’. E lo fecero in quella che oggi è la piazza Mazzini (allora piazza del Mercato) costruendovi un castello di neve! Ideatore fu il Capitano Pompeo Floriani, e non poteva essere diversamente dato che questi era un noto architetto militare. Completata l’opera si organizzò una battaglia tra turchi, asserragliati nel castello, e i cristiani dotati di cavalleria, forte di una cinquantina di cavalli, e fanteria. Le truppe turche erano comandate da Ranuccio Pellicani e Jacopo Borrocci mentre le schiere cristiane da Fabio Compagnoni, Filippo Bonaccorsi, Pompeo Floriani, Vincenzo Berardi, Dario Lazzerini, Anton Maria Compagnoni e Orazio Panici. In pratica presero parte alla battaglia i più bei nomi della nobiltà maceratese. S’iniziò con un attacco di cavalleria e spari a salve con archibugi, poi fu la volta della fanteria appoggiata da 4 cannoni, quindi un dozzina di contadini con zappe e pale, come fossero un reparto di guastatori, praticarono brecce nella fortezza per dare il via all’assalto generale. Tutti i turchi furono catturati e portati in corteo per la città fra il divertimento di una moltitudine di spettatori tra i quali c’erano le più alte cariche della Provincia.
Adamo ed Eva come mamma li fece
Decisamente sconcertante fu il Carnevale del 1901. Il borghigiano Cannellà e Mindulì si accordarono per realizzare una scena da paradiso terrestre, scimmiottando Adamo ed Eva che mangiano il pomo proibito. I corsi mascherati sfilavano lungo le Casette tra due ali di folla quando arrivarono loro, circondati da verdi frasche cariche di arance, con una particolarità: Cannellà e Mindulì, truccati da Adamo ed Eva, erano nudi! Tra il pubblico ci fu chi la prese bene ridendo fino alle lacrime ma ci furono anche gli scandalizzati. Presto intervennero le guardie che condussero via i due… naturisti, incarcerandoli a Santa Chiara per offesa al buon costume.
25 febbraio 2017