La saggezza dei vecchi

Costantì Rozzi e il giardiniere

I nostri vecchi contadini erano conosciuti per la loro saggezza nata dal vissuto dei padri a loro tramandato e dalla esperienza pratica direttamente acquisita. Qualche anno fa i vari presidenti delle squadre di calcio avevano il problema di tenere in bell’ordine il tappeto verde del loro campo di calcio. Non così Costantino Rozzi, il magnifico presidente dell’Ascoli Calcio, che disponeva di un’erba verdissima e resistente. A chi gli chiedeva a quale centro specializzato si rivolgesse lui rispondeva: “Centro specializzato? Nooo! Ho assunto un vecchio che è figlio e nipote di giardinieri e che per tutta la vita ha fatto il giardiniere.  È lui a consigliare gli operai su come tenere a posto il manto erboso del nostro campo sportivo che così è sempre perfetto”.

 

Li “smogli”

Quando si decise di far passare l’autostrada sull’ultima collina prima del mare, gli ingegneri arrivarono a fare il sopralluogo e parlavano tra loro del progetto. Si avvicinò un vecchio contadino, Viluccì, che si tolse la pipa dalla bocca e disse, usando una frase cara ai vecchi verso i più giovani: “Fijòli mia èllo la strada non ce la potéte fa’ perché ci sta li smogli!” I tecnici non nascosero i loro sorrisetti mentre chiedevano al vecchio di spiegare che fossero questi “smogli”. Villuccì chiarì subito che sono i movimenti fatti dal terreno dove c’è quasi tutta argilla e fra gli strati si infila l’acqua. Concluse la spiegazione dicendo: “Se la facéte èllo imméce de rmanè’ in cullina la strada ve va jó lu mare!” Gli ingegneri risero divertiti e continuarono il loro lavoro. Costruirono l’autostrada li dove oggi la vediamo e subito si accorsero che in quel tratto il terreno non reggeva e tendeva a scorrere verso il basso (proprio come aveva detto Villuccì) e allora la puntellarono con gli enormi piloni di cemento armato che oggi si vedono passando sulla strada statale.

Conclusione: In qualche altra nazione, magari, si sarebbe messo subito sotto inchiesta chi aveva realizzato il lavoro chiedendogli conto di ciò che era stato fatto ma in Italia, paese del bengodi e dello scarica-barile, sarebbe stato più facile trovare il proverbiale ago nel pagliaio piuttosto che scoprire di chi fosse la colpa. Allora? Vale il detto: “Contadino, scarpe grosse e cervello fino” ma il cervello è… “fino” grazie alla saggezza di ciò che gli avi hanno tramandato e grazie a quanto appreso nel proprio vissuto, rafforzato dalla esperienza personale. Ciò ha fatto sì che il vecchio Villuccì , che aveva studiato fino alla terza elementare, fosse più saggio dei vari tecnici diplomati e laureati, perché la sua esperienza gli aveva fatto conoscere gli “smogli”!

 

Perché il gatto nero si dice porti sfortuna?

Medioevo, i gatti neri erano pericolosi perché, di notte, viaggiando le persone a cavallo, questo riusciva a individuare il gatto nero, animale assai silenzioso, solo quando era vicinissimo. Succedeva che il cavallo imbizzarriva disarcionando il cavaliere. Da qui il detto e la… sfortuna.

22 febbraio 2017

 

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