Tra il 1876 e il 1925, molti maceratesi presero la nave per le Americhe, in particolare verso l’Argentina,che ottenuta da due decenni l’indipendenza dalla Spagna aveva bisogno di forza lavoro, soprattutto bravi agricoltori per le sue terre sconfinate e scarsamente popolate. Il richiamo argentino fece esplodere il fenomeno dell’emigrazione dall’Italia, che prima della seconda guerra mondiale stava attraversando un momento di forte crisi: la mezzadria stava collassando sotto la pressione della crescita demografica, non assorbita dalle poche attività produttive esistenti. L’illusione di poter aspirare a un miglioramento economico e sociale, fu alimentato dalle promesse di ingaggiatori, una vera e propria rete di agenti, con tanto di tesserino di abilitazione rilasciato dallo Stato Italiano. Non ci fu però, altrettanta regolamentazione e tutela nei confronti degli emigranti, anzi, lo Stato Italiano fu palesemente indifferente all’esodo. Questo a sottolineare che la storia si ripete, complici memoria corta e disorientamento: quando a chi ci rappresenta e ci governa non interessa il bene del popolo, quello che conta è speculare sulle persone, indifferentemente se entrano o escono dal Paese, senza capacità di valutarne le conseguenze a medio/lungo termine, prima fra tutte la “guerra fra poveri”.
Segue una testimonianza, più che mai attuale, tratta dal settimanale socialista “La Provincia Maceratese” del 23 settembre 1896, trascritta integralmente compresa la nota redazionale.
Nota redazionale
“Sotto questa rubrica d’ora innanzi pubblicheremo tutte le corrispondenze e le informazioni riguardanti il fenomeno dell’emigrazione che anche nella nostra provincia, eccitata dal malessere, dalla smania contagiosa di far fortuna e dalla più sfrenata propaganda degli speculatori ha assunto proporzioni insolite dando luogo a conseguenze strazianti. Riserbandoci di ritornare di proposito nel numero prossimo su questo tema e di additare alla filantropia il suo compito, diamo posto quest’oggi alla seguente corrispondenza ricevuta da Montecassiano.
La testimonianza
In questi giorni sono ritornati da Nuova York vari nostri emigranti campagnoli nella più squallida miseria, dopo aver patito sofferenze d’ogni genere tanto in America che nel viaggio. Erano da pochi mesi partiti con molti sacrifizi dall’Italia, dietro le solite suggestioni degli agenti d’emigrazione, i quali davano ad intendere che là si potevano far d’oro, perché le mercedi vi si pagano in isterline e non in carta. I disgraziati giunti colà non v’hanno potuto trovare nemmeno un meschino lavoro, e, per non morire di fame, sono stati costretti a farsi mandare dalle miserabili loro famiglie il danaro pel rimpatrio. Con quale iattura di queste, potete immaginare, pensando che erano esse invece che aspettavano dall’America qualche vaglia per poterci vivere e pagare i debiti. Sarebbe tempo che il governo si occupasse sul serio della sorte di tante migliaia d’infelici sfruttati e incarbugliati in mille modi tanto in patria, come durante il viaggio, e come all’estero. I parassiti che vivono alle spalle di questi disgraziati pullulano da per tutto come i funghi; dovunque andate vi incontrate con agenti, subagenti e compari di emigrazione, che vi ronzano attorno e vi si attaccano peggio dei tafani ai cavalli. Vi basti sapere che qui a Montecassiano, per esempio, paese di appena 5.000 abitanti, vi sono cinque subagenti patentati, oltre agli agenti avventizi dalle città vicine, e ai molti compari di questi, che vanno facendo propaganda specialmente in campagna. Bisogna sentire quante ne danno a bevere a quella gente ignorante per farla cascare nella pania come i pettirossi! Nelle fiere poi questi agenti d’emigrazione hanno preso il posto dei cavadenti, dei ciarlatani di una volta. Chi non l’ha visti all’ultima fiera di sant’Egidio questi pericolosi ciarlatani d’ogni genere, circondati da una folla di contadini incantati, ipnotizzati? Che terra promessa è l’America!…che cuccagna per chi ci va!…Quante facilitazioni, quanti pelosi aiuti paterni dispensavano per invogliare! In questo modo va diventando proprio una mania generale l’andare in America. Anche quelli, che qui vivono onestamente, sono presi dalla febbre di partire per far fortuna, facendo così concorrenza all’estero a quei poveri disgraziati, che hanno realmente bisogno d’emigrare per vivere. Perché l’autorità non si assume essa la direzione dell’emigrazione, disciplinandola, proteggendola dovunque, e togliendola soprattutto dalle mani di tanti ingordi speculatori, che l’hanno convertita da un beneficio reale per la madre patria, in un pericolo gravissimo permanente?”
(Fonte principale: Comune di Montecassiano, opuscolo dedicato all’artista Giovanni Cingolani, gennaio 2011)
Simonetta Borgiani
22 febbraio 2017