Caro Direttore,
rileggendo un vecchio numero della tua (anzi, nostra) “Rucola” (n° 12 del marzo 1999) ho trovato uno squarcio di appunti di Bettino Craxi ove si parla dei rapporti fra Macerata e Giuseppe Garibaldi. In verità non si trattava di una novità. La novità invece si riscontrava dalla riproduzione di una lettera che l’Eroe dei due mondi aveva inviato, il 22 marzo 1879, “Al Signor Pietro Natali. Macerata.” La didascalia annessa alla foto dice semplicemente: “Lettera scritta da Garibaldi a un signore di Macerata.” E non altro. Pietro Natali non era un anonimo, anzi. Si trovava, insieme con Marino Mazzetti, fra gli animatori più accesi della vita politica post risorgimentale maceratese. Eppure discendeva da una buona famiglia di Montolmo (oggi Corridonia). Il nonno, Pietro Paolo, ebbe non poca parte nell’amministrazione della Provincia come contabile, prima del Dipartimento napoleonico del Musone e, successivamente, della Delegazione Apostolica. Ciò non gli impedì di avere un’amante cui lasciò una casa nel paese di origine. Il figlio Gaetano sposò Basilla, figlia di Francesco Basilj, maestro della Cappella del Duomo ed ex Direttore del Conservatorio musicale di Milano. Dopo l’annessione delle Marche al Regno d’Italia Pietro aprì un negozio di chincaglieria con annessa modisteria. Arruolato nella Regia Guardia Nazionale si dimostrò quasi subito insofferente della disciplina di quel Corpo sicché, nel 1864, subì non poche punizioni insieme con il Conte Giuseppe Pallotta e il giornalista Belisario Marconi. Con ogni probabilità partecipò alla invasione di diverse chiese operata da parte di diversi “scalmanati” e avvenuta il 3 aprile del 1865 durante le celebrazioni pasquali. Ovviamente aderì all’azione del Mazzetti che, nel 1872, aveva fondato la sezione maceratese della “Internazionale”; anche perché già nel 1871 era stato processato quale apologista della “Comune” di Parigi. Anzi, nel 1874, ai due furono attribuite le grandi scritte inneggianti alla rivoluzione sociale apparse nella città nel gennaio 1874. Poi, allo scopo di propagandare questi princìpi, si ideò la fondazione di un periodico da diffondere specialmente tra la “élite” operaia locale. Il nostro Natali, allora, cercando di avere un supporto efficace per la iniziativa, si rivolse –come era naturale- al “correligionario” Giuseppe Garibaldi esponendogli il programma di un periodico da intitolare “L’educatore”. L’Eroe dei due mondi esaminò il progetto e scrisse al Natali la lettera pubblicata, appunto, su “La rucola” n° 12 del marzo 1999 e che appare utile riportare integralmente: “Caprera, 22 marzo 1879. Caro Natali, il programma de “L’Educatore” va bene. Manca soltanto qualche cosa di più accentuato contro il morbo nero che tutt’ora appesta l’Italia e che, se non si sana, sarà impossibile acquistare Libertà vera. Un caro saluto ai repubblicani di Macerata. Vostro Giuseppe Garibaldi.” E, secondo quanto scrive Vittorio Gianangeli, questi erano: Giuseppe Antolini, Ugolino Gullini e Giuseppe Bigiani. A costoro Garibaldi scrisse il 17 luglio di quell’anno: “Miei cari amici. Ricambio di cuore il saluto e vi ringrazio per l’invio gentile de “L’Educatore” che leggo con molto interesse. Sempre vostro G.G.” Purtroppo però, in questo caso, l’autografo non si trova. Forse andò disperso con le carte del repubblicano “Circolo Nicolò Montenegro” perite nell’incendio che il negozio di Romeo Franceschetti subì durante il ben noto “ventennio”. “L’Educatore” dal 1879 pubblicò, sia pure con intervalli, fino al 1886 seguendo, in certo modo, le vicende del Natali. Entusiasta per il recanatese Giovanni Falleroni organizzò, nel gennaio 1881, una manifestazione pacifica che si espresse anche con l’accensione di non pochi falò in favore del candidato al Parlamento. Questi fu eletto ma, seguendo le sue idee ferocemente repubblicane, pronunciò il famoso “non giuro” nei confronti dell’odiatissimo sovrano per cui venne perseguitato da tutte le forze pubbliche del Regno. Di converso il Natali organizzò, insieme con i suoi repubblicani, un succulentissimo pranzo da celebrare col Falleroni nella “Loggia del grano” ora “Foro dei Donatori di Sangue”. Mentre i commensali consumavano allegramente il lauto pasto arrivarono all’improvviso numerosissimi agenti di polizia, tanto che il festeggiato dovette squagliarsi celermente per raggiungere, più tardi, la ospitale Lugano. Ovviamente la casa del Natali fu ancora una volta diligentemente perquisita. Cominciò, si può dire, fin d’allora una serie d’inghippi. Nel maggio 1887 prese fuoco il suo negozio di “modisteria à la page”. Nell’aprile 1889 gli morì la madre ma Pietro non disarmò. Dichiaratosi irredentista si batté, addirittura, in duello mentre venerava il socialista Nicolò Lo Savio, docente presso la nostra Università, subendo altre perquisizioni. Per questa sua attività trascurò ulteriormente i suoi affari sicché si trovò in tali difficoltà finanziarie che, nel marzo 1904, si suicidò. Peccato!
09 febbraio 2017