La storia vera di Banca delle Marche – III puntata

La Cassa di risparmio della provincia di Macerata

La nuova cassa, che assume come data di fondazione quella della Cassa di Camerino, il 1844, dispone alla sua nascita di 51 sportelli provenienti dalle vecchie Casse fuse (20 di Camerino, 16 di Macerata, 3 di Apiro, 2 ciascuno di Cingoli e Recanati, 1 ciascuno di Caldarola, Tolentino, Treia, Appignano, Loro Piceno, Matelica, Pollenza e Mogliano). Alcuni degli sportelli sono giunti alla Cassa o sono stati ingranditi dalla liquidazione e dall’assorbimento di altre piccole istituzioni bancarie, come avviene a Monte San Giusto e Ussita per le locali Casse rurali, a Pievebovigliana per la Cassa rurale di Fiordimonte e Pievebovigliana, a San Severino per l’Istituto popolare di credito e risparmio, a Montegiorgio per la Banca Montegiorgese, a Urbisaglia per la Banca popolare, a Mogliano e Porto Recanati per le Banche popolari cooperative. Benché la legge preveda una limitazione territoriale provinciale, la Cassa riesce tuttavia a mantenere il prestigioso sportello di Roma, creato nel 1906 dalla Cassa di risparmio di Camerino a piazza san Claudio, nel palazzo della famiglia Silj, un cui rappresentante fu poi senatore del Regno e presidente della stessa Cassa.

p-3-vecchia-sede-c.r.prov.-mc

Mantiene anche quelli di Montappone e Montegiorgio, forse per l’antica appartenenza di tali comuni alla provincia maceratese, sportelli aperti dalla Cassa di Macerata nel 1921, mentre sono ceduti tre sportelli della ex Cassa di Camerino: Campagnano di Roma (aperto nel 1921) alla Cassa di risparmio di Roma, quello di Nocera Umbra (aperto nel 1909) alla Cassa di Foligno, lo sportello di Montegranaro (aperto nel 1913)  alla  Cassa  di  Sant’Elpidio a mare. La sede della Cassa, che era inizialmente in piazza Grande (oggi piazza della Libertà) nel palazzo Pallotta, fu allora trasferita nel palazzetto Ranaldi su piazza Ricci (oggi Vittorio Veneto).

 

Dalla Cassa provinciale alla CARIMA

Nata la Cassa di risparmio della provincia di Macerata, nel 1932 una lettera patente di Vittorio Emanuele III, controfirmata da Benito Mussolini, quale presidente del Consiglio dei ministri, concede alla Cassa di risparmio della provincia di Macerata il diritto di fregiarsi di uno stemma, che comprende, nella parte sinistra, il vecchio stemma della Cassa di risparmio di Macerata (un’arnia con due sciami di api in volo) e, a destra, lo stemma della provincia di Macerata (una croce d’argento in campo rosso, che sovrasta cinque picchi dei monti Sibillini, sul centrale dei quali sta un picchio “sorante”, cioè nell’atto di levarsi in volo); tutto ciò a enfatizzare il carattere provinciale del nuovo ente bancario.

p-3-salone-nuova-sede-cr-prov---mc

Tale situazione rimane sostanzialmente inalterata anche dopo l’approvazione della legge bancaria del 1936, mentre il territorio operativo si amplia per alcuni eventi negativi che riguardano aziende concorrenti. La Cassa infatti nel 1938 assorbe le attività delle filiali del Banco di Roma di Civitanova Marche e di Porto Recanati, mentre il fallimento della Banca delle Marche e degli Abruzzi, avvenuto nel 1939, ha come conseguenza il suo assorbimento da parte della Banca nazionale del lavoro, ma la cessione ad altri dell’attività di molte filiali: la Cassa di risparmio nel 1940 assorbe l’attività delle filiali BMA di Camerino, Castelraimondo, Fiastra, Pieve Torina, Pioraco, San Severino Marche, Visso, Cingoli, Civitanova Alta, Montappone, Montecassiano, Morrovalle, Potenza Picena, San Ginesio, Sant’Angelo in Pontano, Urbisaglia, Apiro, Caldarola, Tolentino, Treja, Loro Piceno, Matelica, Pollenza e Mogliano. Non solo: sono anche assorbiti la Banca popolare di Recanati, la Banca cattolica di Matelica e il Banco Bartolazzi di Corridonia. Anche alcuni piccoli Monti di credito su pegno, come Apiro, Camerino, Corridonia, Matelica, Montecosaro, Montefano, Recanati, San Ginesio, San Severino Marche, Sarnano, Tolentino e Treia sono incorporati con obbligo del mantenimento dell’attività a Camerino e Recanati. Quando nella primavera del 1994, preparando gli atti propedeutici alla fusione con la Cassa di risparmio di Pesaro, per non lasciare vuoti nella proposta di nuovo statuto, indicai provvisoriamente il nome “Banca delle Marche”, mi venne un piccolo dubbio, che tale nome non fosse di buon auspicio per i precedenti sopra citati ma, non essendo superstizioso, cancellai rapidamente il dubbio, certo che comunque il Consiglio di amministrazione avrebbe provveduto eventualmente a correggere il nome: ma così non avvenne, la mia proposta passò acriticamente e il nome rimase.

p 4 banca-delle-marche

All’inizio del 1938, la Cassa provinciale ha ormai assunto una connotazione pressoché definitiva, con una sede centrale (Macerata), in un palazzetto prospiciente la piazza Ricci (oggi Vittorio Veneto) che ospita il Consiglio centrale di amministrazione e la direzione generale, le tre sedi principali di Camerino, Recanati e Tolentino, ognuna con un consiglio di sede erede delle amministrazioni delle casse precedenti fuse nel 1929, una sede secondaria a Roma, già allora costituente una bella fetta delle attività della Cassa, e 43 tra succursali e agenzie, poiché alla situazione della fusione, dedotti gli sportelli ceduti ad altre aziende, risulta chiuso anche lo sportello di Ficana, mentre nuove aperture si avranno solo dopo la guerra. Nel 1939 nascono la Federazione delle Casse di risparmio dell’Italia centrale, dove Macerata era seconda solo a Roma, e l’Istituto federale di credito agrario per l’Italia centrale.

30 gennaio 2017

A 15 persone piace questo articolo.

Commenti

commenti