In una intervista a Sandra Pinzi il ricordo di Roberto Scocco

Lo ricordo ancora sui banchi della scuola elementare “Castelfidardo” di Macerata, è stato editore del mio libro “Alberi Monumentali del Lazio. Storie e leggende di 144 grandi alberi” stampato in due edizioni. Grafico pubblicitario, gestore del castello di Caldarola e appassionato di archeologia è deceduto nel 2013. Aver rivisto la sua stretta collaboratrice, dottoressa Sandra Pinzi, che continua a lavorare nello stesso settore, mi dà modo per ricordarlo.

Quanti anni ha lavorato con Roberto Scocco?

“Ho conosciuto Roberto Scocco nel 2002, mi ero laureata a maggio e fra i tanti colloqui per un posto di stagista avevo individuato anche la sua azienda. Aveva una piccola casa editrice e un archivio storico, settori per i quali provavo un forte interesse. Ho iniziato a lavorare con lui a ottobre e non ci siamo più lasciati”.

Che cosa ha appreso?

“Ho imparato tutto grazie a lui. È un mestiere che ancora porto avanti e amo tantissimo e che mi dà grandi soddisfazioni. Per questo lo ringrazio ogni giorno anche se mai avrei voluto andare avanti senza di lui”.

Cosa ricorda della creatività di Roberto?

“Roberto ha lavorato nel mondo della pubblicità e dei beni culturali per più di 30 anni ed è stato un genio in questo settore: aveva sempre tante nuove idee, nuovi progetti da realizzare, spaziava dalle campagne pubblicitarie per clienti privati agli allestimenti museali, dalla gestione di dimore storiche all’organizzazione  di mostre d’arte. Sembrava sempre instancabile quando si trattava di un nuovo progetto e credo che la sua passione più grande sia stata l’archeologia. Ricordo che quando iniziava un nuovo scavo era assolutamente impossibile parlare con lui. A volte io o i miei colleghi dovevamo andare con tutti gli appunti in un posto sperduto, dove lui entusiasta e coperto di polvere o di fango fino alle ginocchia ci diceva di seguirlo per farci vedere un ritrovamento di cui noi non comprendevamo assolutamente nulla”.

Cosa accadde alla sua scomparsa?

“Quando è morto mi è crollato tutto il mondo addosso e non dimenticherò mai il giorno che lo abbiamo ritrovato. È stato l’inizio di un lungo periodo di crisi interiore e di milioni di domande che ho continuato a fare a me stessa ma alle quali anche oggi non so dare risposte. Ho solo pensato di mollare tutto perché se non ce l’aveva fatta lui cosa potevo io…”.

Cosa resta dell’intensa attività editoriale di Roberto Scocco editore?

“Delle sue pubblicazioni restano alcune copie ma si tratta soprattutto di volumi storici che aveva realizzato per l’Associazione con cui per tanti anni aveva effettuato ricerche di dispersi. Ci sono alcuni volumi di impronta archeologica ma la cosa importante è che tutti suoi database si sono salvati e forse in futuro sarà possibile ristampare opere che sono andate esaurite”.

Com’è riuscita a superare la crisi?

“Forse non ho ancora superato la crisi, se devo indicare la cosa che più di tutte mi ha aiutata è stato continuare a  stare  vicino alla sua famiglia e ai suoi due bambini, vederli crescere, fare nuove esperienze ma soprattutto vederli sorridere ancora è stata l’unica vera medicina”.

Ha fatto tesoro di quanto appreso?

“Io lo ringrazio ogni giorno per ciò che mi ha lasciato, insegnato e trasmesso, ogni cosa che faccio quando lavoro è legata alle domande: Roberto sarebbe contento di me?, avrebbe portato avanti in questo modo questo lavoro? Lo spero tanto”.

Di cosa si occupa?

“Oggi lavoro nel campo della pubblicità, ci occupiamo di allestimenti, campagne affissioni, stampa e grafica. Abbiamo anche noi una piccola casa editrice con la speranza che presto potremo tornare a stampare nuove pubblicazioni”.

Ci segnali alcuni volumi, magari c’è qualche bibliofilo interessato.

“Abitare in Archeologia – Alberi Monumentali d’Abruzzo – Guida al Museo Archeologico di Tolentino – Ancona 1943-1944: cronaca di una pagina di storia – Il lager dei vinti. Queste ultime due opere sono di un autore di Ancona, Giuseppe D. Jannaci”.

Eno Santecchia

26 gennaio 2017 

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