Si evidenziano in tutta l’opera di Silvio Natali, una felicità narrativa e un’attitudine favolistica che definirei caratterizzanti. I suoi richiami all’attualità che viviamo, hanno sì anche un contenuto critico oltre che poetico, ma soprattutto espresso in termini di garbata ironia e cordialità. Egli è un osservatore capace di rendere uno stupore che si riconduce all’infanzia. I suoi quadri sono scenografie di un immaginario “altro”, che esce dagli schemi dell’ordinario apparendo fantasioso e anche un po’ sognante. Questa ritengo essere la sua cifra poetica di fondo. Una pittura che nasce dal disegno e che non rinuncia al segno; un disegno insomma che non si lascia sopraffare o cancellare dal colore dipinto. Perché questo dualismo? Perché il disegno e la pittura di Natali costituiscono comunque “narrazione”, e in un narratore l’immagine è parola, e la parola ha tempo necessariamente breve per essere insieme suono immagine e scrittura: seguendo questa logica il suo linguaggio non può non affidarsi marcatamente anche al segno. Del resto, l’arte, nella fattispecie il disegno, sono stati i primi confidenti, quelli a cui Natali, medico ospedaliero, poteva affidare i suoi sfoghi, le sue aspettative, le sue fantasie.
Una sorta di diario figurato, il suo, che registra soprattutto il presente, e occasionalmente il passato attraverso il ricordo, il tutto all’ombra di una cultura umanistica consolidata, ma non imbalsamata (senso dell’ironia e anticonformismo sono presupposti fondanti della sua originalità espressiva). Questa mostra maceratese al Laboratorio41 è stata suggerita e ha preso avvio da una storia di amicizia. Quella riguardante Natali e Tonino Mercuri. Tonino è figlio di Marino Mercuri, uno dei critici d’arte marchigiani più validi nel dopoguerra, pioniere della critica d’arte giornalistica nella nostra provincia e in regione. Tonino Mercuri ha mantenuto vivo il sentimento nei confronti del padre e delle sue passioni, affiancato da una famiglia altrettanto appassionata all’arte e alla cultura. Silvio Natali, da parte sua, ha trovato l’arte sulla sua strada, fatalmente, per una sensibilità e un’attitudine che chiedevano sbocco e soluzione. I due, hanno trovato sintonia e amicizia su questo terreno. La mostra è presentata da testi critici, uno dei quali è proprio di Tonino Mercuri che è stato presente anche all’inaugurazione insieme con tanti amici ed estimatori dell’artista.
Questo l’epilogo, ma anche il seguito di questa storia d’amicizia. Si dirà, quale il nesso di tutto ciò con l’arte di Silvio Natali? Il nesso c’è in quanto quella di Natali è un’arte dai risvolti intimisti, che vive di sentimento, in cui l’aspetto autobiografico e personale ha un grosso peso, ma altrettanto ne ha l’amicizia; essa sa porsi con cordiale confidenza a un pubblico che sente sinceramente “amico”. E il successo le arride.
24 settembre 2017