Hotel Rigopiano, un articolo per riflettere non per polemizzare

Nota introduttiva del Direttore:

Questa che pubblichiamo non è una polemica ma è un’analisi reale, veritiera e scritta senza mezzi termini. Paolo Monaco indubbiamente è un esperto e il suo parere è da valutare e considerare affinché in futuro certi errori non si ripetano. Non è un articolo da criticare ma da leggere con attenzione, almeno per il rispetto che tutti portiamo sia per le vittime dell’Hotel Rigopiano sia per la sofferenza che questa tragedia ha portato a tantissime persone, sia per coloro che si stanno prodigando per salvare un’altra vita in più.

 

“Sono geologo e sono stato tenente degli Alpini. Alla scuola militare alpina ci hanno insegnato tutto sulla neve. Ho anche dormito sotto la neve in inverno, scavando un igloo. Conosco i rischi da entrambe le parti, da Geologo e da Alpino. Nessuno cambierà mai la mia idea, ripeto soltanto mia, che il posto era a forte rischio causa valanghe. Purtroppo questo è successo. Ci insegnavano negli Alpini i pericoli della neve; ci insegnavano che le reti in acciaio paravalanghe erano una delle soluzioni, che andavano messe a monte, ben forti e ancorate, vicino ai luoghi di distacco, altrimenti sono inutili. Così fanno i veri montanari nelle Alpi. Sono stato in Svizzera, Austria e Alpi italiane e queste precauzioni sono la norma. Ma questo purtroppo, per varie cause, non é stato fatto al Gran Sasso, la vetta più alta degli Appennini. Inoltre alla base di un canalone alto 1000 metri, come vedete in figura, con due grandi nicchie di distacco, evidenti anche a un giovane osservatore, non si doveva costruire nulla, specie un hotel a 4 stelle che può avere un centinaio di clienti. È una questione di rischio. In una scala da 1 a 10 il rischio per me era 9. Punto. La baita raffigurata da qualcuno in foto antiche negli anni ‘20, poi ‘50 e ‘70 veniva usata raramente dal Cai e da persone esperte (non clienti) e comunque da poche persone. Recentemente invece l’hotel ha avuto moltissimi ospiti (troppi purtroppo). Gli effetti li vediamo. Non é successo nulla per 80 anni? Sicuro? Piccole slavine non avvennero? Mi dicono di sì, che ci furono. In ogni caso oggi vediamo purtroppo i terribili risultati, per una super concausa tripla: neve abbondantissima e instabile con vento, sisma con probabile distacco basale e riscaldamento globale che oggi, non negli anni ‘20, crea terribili effetti climatici estremi e di lunga durata. Questo é documentato scientificamente. Il rischio è stato questo. Andrebbe tutto ricontrollato con gente esperta, preparata e con fondi a disposizione, meno burocrazia e più prevenzione. La Natura si riprende prima o poi sempre i suoi spazi e noi non siamo i padroni ma gli ospiti”.

Paolo Monaco, geologo ricercatore presso Università degli Studi di Perugia

24 gennaio 2017

 

 

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