Le Casse di risparmio in Italia
In Italia la più antica fu la Cassa di risparmio di Venezia, fondata il 12 gennaio 1822; l’anno dopo è la volta della CARIPLO, per molto tempo la più grande del mondo (la più piccola era quella di Loreto, sorta nel 1861). Invece, per quanto riguarda le casse a noi più vicine, quella di Pesaro nasce nel 1841, quelle di Jesi e Camerino nel 1844, quella di Macerata nel 1846, quella di Recanati nel 1867 e quella di Tolentino nel 1873. La diffusione e la rapida crescita di tale tipologia di aziende bancarie spinsero il governo a regolamentarne in modo più chiaro l’istituzione e il funzionamento, con una legge del 1888 che le sottoponeva alla vigilanza del Ministero dell’agricultura, industeia e commercio. Allora il credito e il risparmio erano campo di manovra di enti diversi, con una legislazione che limitava o addirittura impediva la reciproca concorrenza: istituti di diritto pubblico, banche nazionali, banche di credito ordinarie, casse di risparmio, banche popolari, casse rurali e artigiane. Ancora oggi l’origine storica è riconoscibile dal codice ABI di ciascun’azienda, che per le casse di risparmio, a esempio, iniziava con 6 (e 6055 era appunto quello della Cassa di risparmio della provincia di Macerata, poi mantenuto dalla Banca delle Marche). Le casse di risparmio raggiungono ben presto un numero prossimo a 200 (una delle ultime nate, se non l’ultima, fu quella di Libia, costituita nella nuova colonia da altre Casse di risparmio, quando quel territorio divenne colonia italiana). Una serie di leggi del 1927,tra cui la prima vera legge bancaria in Italia, ne provoca una consistente riduzione di numero, obbligando quelle di più piccole dimensioni (con depositi inferiori a cinque milioni di lire) e inducendo quelle più grandi (con depositi tra cinque e dieci milioni) a fondersi con la cassa di risparmio più grande o con quella del capoluogo di provincia.
Dalla Cassa di risparmio di Camerino alla Cassa provinciale
E qui inizia anche la piccola storia della CARIMA, non sempre completamente nota anche a coloro che vi hanno lavorato per molti anni. Quando sono nate le nostre casse di risparmio, Camerino era capoluogo di una provincia che comprendeva 19 comuni (alcuni dei quali, come Nocera Umbra, passeranno poi alla provincia di Perugia, quando quella di Camerino sarà soppressa nel 1860, in sieme con quella di Fermo), mentre Macerata era il capoluogo della provincia più grande delle Marche (proprio così! oggi non sembra vero!), con 51 comuni (tra cui anche Fabriano, Sassoferrato, Filottrano, Montegiorgio, Sant’Elpidio, Montappone, Amandola, Montefortino, Montemonaco), alcuni delle quali poi, sempre nel 1860, andarono a ingrandire altre province, quella di Ancona e soprattutto quella di Ascoli Piceno, che avrebbe dovuto essere al centro di un territorio comprendente parte del teramano e che invece è finita per trovarsi decentrata all’orlo della provincia, compensata in parte con comuni del maceratese. Nel 1927, nel territorio maceratese esistevano tredici casse di risparmio: Macerata, Apiro, Appignano, Cingoli, Loro Piceno, Mogliano, Pollenza, Treja, Camerino, Matelica, Recanati, Tolentino e Caldarola. Con la predetta legge bancaria, Macerata fuse per incorporazione quelle di Apiro, Appignano, Cingoli, Loro Piceno, Mogliano, Pollenza e Treja; Camerino fuse quella di Matelica e infine Tolentino quella di Caldarola. La stessa legge prevedeva che le casse rimaste costituissero federazioni provinciali o interprovinciali; nasce così, con non poche contrarietà, la Federazione delle Casse di risparmio della provincia di Macerata, comprendente le quattro casse risultanti dalle predette concentrazioni. Tale struttura si rivela solo un passo intermedio e dura poco tempo:già nell’ottobre 1929 si giunge alla fusione nella nuova Cassa di risparmio della provincia di Macerata: le casse fuse conservano un proprio consiglio di sede, denominazione conferita alle filiali già loro sedi, paragonabile sostanzialmente alle commissioni di vigilanza e sconto costituite presso tutte le altre filiali come supporto ai titolari per l’erogazione del credito, ma con in più la competenza specifica per l’erogazione di contributi in beneficenza. Il presidente e il vicepresidente di ogni sede, eletti dall’assemblea dei soci, compongono il consiglio centrale di amministrazione, vero organo di gestione della cassa, i cui presidente e vicepresidente sono nominati dal Ministro del tesoro nell’ambito dei suoi poteri di vigilanza sul sistema bancario (per un totale quindi di 10 componenti).
23 gennaio 2017