“Avventura in Toscana per Sherlock Holmes (all’inseguimento di Jack lo Squartatore)”, scritto da Piero Paciaroni ed edito da Edizioni Simple, è un libro piacevolissimo, redatto in una forma corretta e scorrevole, con un contenuto originale il quale, non ostante la copertina gialla, va oltre il classico giallo per divenire un poco usuale “fantagiallo”. Delimitiamo la scena: il sipario si alza sulla Londra umida e nebbiosa del 1890 dove si muovono personaggi diversi da co-me li abbiamo finora conosciuti, i ruoli si sono invertiti e il grande investigatore, Sherlock Holmes, non è poi così grande, anzi; mentre il dottor Watson, scrittore, è di tutt’altra pasta, anche se Piero Paciaroni con un po’ di sarcasmo si diverte ad appioppargli piccole manie. Vuole in questo modo prendersi beffe dello stereotipo inglese? Personaggi spassosi al pari del maniaco, dei poliziotti e degli scienziati. Poi, nemmeno troppo lentamente, il sipario si abbassa e si alza sul sole dell’Italia, della luminosa Toscana ma… non siamo più nel 1890, lo scrittore ci ha proiettato molto più avanti nel tempo, di cento anni, nel periodo storico in cui non c’è Jack lo Squartatore ma è apparso sulle zone collinari toscane il Mostro di Firenze. Come è potuta accadere una cosa del genere? Ecco il “fanta” del “giallo”: la macchina del tempo, quella sognata da tanti per poter andare a spasso sia nel passato che nel futuro muniti di biglietto di andata e ritorno. Peccato che per tre personaggi il viaggio sarà di sola andata, l’invenzione non è stata ben perfezionata e funziona solo a senso unico e senza retromarcia: un futuro senza ritorno. L’insieme è così ben congegnato da Piero Paciaroni che, quasi quasi, sembra plausibile e invita a proseguire nella avvincente lettura. La vicenda del Mostro di Firenze, che riempì le pagine di tutti i quotidiani e gli schermi televisivi negli anni ’90, ben si presta a essere agganciata alla movimentata psicologia di Jack lo Squartatore che, tra gli alti e i bassi della sua coscienza, muove verso il suo ineluttabile destino. Non mancano d’inserirsi nella vicenda gli onnipresenti (leggasi: in ogni epoca) agenti segreti dell’intelligence anglosassone, sempre assai discreti e sempre individuati e un giovane giornalista italiano che, come accade spesso all’Italia, se la vede molto brutta ma, alla fine, riesce a cavarsela. Il finale è da thriller ma non come pensate voi. Già, perché i personaggi si muovono sullo scacchiere della scena ben visibili al lettore, lasciando presagire l’epilogo. È troppo facile… e la bella ironia di Piero Paciaroni dà il “colpo” finale che, perdonateci, non abbiamo la benché minima intenzione di svelare. Leggetelo, vi aiuterà a trascorrere una bella serata.
Fernando Pallocchini
L’autore
Piero Paciaroni nasce a San Severino Marche il 19 gennaio 1956; vive da sempre a Macerata dove, nel 1974, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza e nel 1979 consegue la laurea. Poi seguendo le orme paterne, nel 1982, diventa procuratore legale e da allora svolge la professione nel Consiglio dell’Ordine dove, dopo aver ricoperto la carica di Tesoriere e di Segretario, diviene all’inizio del 2008 Presidente. Da sempre appassionato di libri gialli, nel 1996, per scommessa, scrive “Avventura in Toscana per Sherlock Holmes – all’inseguimento di Jack lo Squartatore”. Nel febbraio 2007 decide di coltivare il suo nuovo hobby e inizia a scrivere un giallo del genere thriller che completa a fine anno e che intitola “La burla delle 7 sorelle”.
22 dicembre 2016