Già dalla fine dell’800 si avvertiva la necessità, anche urgente, che la cura dell’igiene nella città fosse meglio organizzata tanto da far dire al Primo Assessore Pietro Giuliani, nella seduta del Consiglio Comunale del 20 dicembre 1868: “…avendo osservato che nel bilancio è stanziata la somma di Lire 1.135 per provvedere alla nettezza pubblica e alla rimozione della neve (ndr: evidentemente allora ancora nevicava copiosamente) propongo alla Giunta di tentare un appalto di tale servizio pubblico, compilando un capitolato o regolamento di appalto…”. E’ questa la prima istanza in cui si fa cenno alla possibilità che la pulizia della città venga data in appalto a una azienda esterna. La richiesta non ebbe seguito ma, perdurando la pesantezza della situazione igienica, il Consiglio Comunale di Macerata cercò di ovviare a tale situazione emanando, in modo definitivo, il 12 luglio 1910, un regolamento inerente “il servizio comunale della nettezza pubblica e sgombro di immondizie dalle case”. Questo aveva lo scopo di mantenere costantemente pulite e sgombre le strade, le piazze, i marciapiedi, i viali e qualunque altro spazio pubblico, tanto in città quanto nelle borgate, e di raccogliere dalle case tutte le immondizie domestiche. Già tutto questo era di per sé molto importante ma la nostra città, antesignana in quel periodo, andò oltre. Infatti trascriviamo l’articolo 14 di quel regolamento: “Agli scopini erano demandati i compiti di concordare con le famiglie e i commerciati le modalità di ritiro delle immondizie…. – poi, importante considerata l’epoca, c’era anche un altro obbligo da mantenere – …separato il materiale atto alla produzione del concime da quello di rifiuto: a tale uopo nei locali di deposito provvisorio i luoghi di scarico dei diversi materiali saranno tenuti distinti.” In pratica è l’embrione della moderna raccolta differenziata.
25 novembre 2016