“Relazione Generale delle rovine e mortalita’ cagionate dalle scosse del terremoto de’ 14 gennaro, e 2 febbraro 1703 in Norcia, Cascia e loro contadi”.
Inizia così il racconto di monsignor Pietro de Carolis, nominato commissario apostolico dalla Santa Sede con l’ordine di mettersi subito in viaggio da Terni verso le zone colpite da un terribile sisma a mezzanotte e tre quarti del 14 gennaio, un terremoto così lungo da poter recitare tutto il “credo”. Parte il 21 gennaio, insieme con “diverse altre persone di bona coscienza et attitudine da me deputate” con in tasca quattromila scudi messi a disposizione dal Papa per i primi sussidi alle popolazioni. Senza sosta il gruppo visita Spoleto, Norcia, Cascia, i loro contadi, castelli, rocchette, ponti, facendo una minuziosa conta di deceduti, feriti, sopravvissuti, dei danni alle strutture, agli allevamenti, e contestualmente lasciando in ogni luogo una somma per riparare case e comprare cibo. Dà disposizioni sulle riparazioni o demolizioni da fare, fa trasferire suore da un convento all’altro, fa recuperare e seppellire i cadaveri in fosse profonde, organizza ronde per proteggere le case abbandonate dai malviventi, recupera opere d’arte e archivi. La relazione finale riporta: “tutti i morti sotto le ruine in tutti li suddetti luoghi della Montagna sono in circa num. 2067, li viventi rimasti sono in circa num. 15799”. Alla fine della relazione, in una lettera aggiunta scrive: “il 25 di febbraio, soffiò da quelle parti un vento assai impetuoso, accompagnato da pioggia, che continuò fino a sera. Cessato l’uno, e l’altra verso la mezza hora di notte, s’intese una breve, e leggiera scossa di terremoto inditio d’altra, che scoppiò alle tre di durata d’una buona Ave Maria con violenza quali non inferiore alle precedenti (…) e nel restante della notte la Terra si è intesa con una continua trepidazione”.
Il terremoto assomiglia molto a quello che stiamo vivendo noi, con gli stessi immensi danni ma, per fortuna, oggi con meno vittime. Di diverso c’è la gestione dei soccorsi: il Papa (il capo) con il suo segretario delegano subito una squadra efficiente e fidata, soldi in mano.
Nel 1700 lo Stato Pontificio, pur dispotico, voleva un territorio sicuro, produttivo ed efficiente.
Nel 2016 i capi vengono con la loro corte sui luoghi disastrati a vedere (o a farsi vedere e fotografare?), dichiarando: vi manderemo i soldi… magari aggiungendo… fate finta di essere in vacanza.
Simonetta Borgiani
05 novembre 2016