I borghi di origine medievale sono tanti piccoli gioielli incastonati nel territorio maceratese, spesso addossati a un castello. Così è per Pievefavera, del cui castello si hanno documentazioni risalenti al XII secolo. Sorta su uno sperone roccioso da cui si domina il lago, Pievefavera ha le abitazioni realizzate in roccia marnosa che gli danno un aspetto del tutto particolare. Il suo nome deriva dall’unione di due parole: Pieve e Faveria; Pieve, da plebs indicava, nei primi anni del cristianesimo, il popolo di Dio, cioè di coloro che, battezzati, avevano il dono della fede, mentre il termine Faveria fa riferimento all’antico insediamento romano e al possidente da cui prese il nome. Oggi il paese conserva ancora quasi nella sua interezza l’antica struttura muraria di difesa. Centralità è la Pieve, antichissima, e di cui si ha notizia in una pergamena del 1170. Questa è stata il primo nucleo, in seguito allargatosi in due successive espansioni testimoniate da due cinte murarie. La sua posizione strategica ne determinò l’importanza, tanto che i signori Varano di Camerino, tra il XIII e il XIV secolo, la inserirono nel loro possente sistema difensivo. La tradizione vuole che la casa prossima alla fontana sia di Varino Favorino vescovo e letterato, precettore dei figli di Lorenzo il Magnifico. Allo sguardo del visitatore si offre un continuum di suggestioni: casupole, stretti vicoli, oggetti di altri tempi, porte rosicchiate dal tempo, meravigliosi scorci sul lago e sui Sibillini, alte torri, poderose mura, porte con archi a tutto sesto, pietre annerite da fumi secolari che sanno di pane fresco. Insomma, un luogo bello tutto da scoprire.
(foto Simonetta Borgiani)
31 ottobre 2016