Per venire con me (mi interruppe) è, innanzitutto, necessario credere, sia con la mente che con il cuore, nell’ideale di un’unica Italia, poi occorre essere pronti a combattere, anche fino alla morte, quale conseguenza estrema. Non bisogna arrendersi mai, mai accettare armistizi, come fanno certi Generali che sono più avvezzi ai lussi che ai combattimenti, ma, eventualmente, ritirarsi con ordine per portare la battaglia in luoghi più favorevoli. Tutto questo significa compiere marce forzate, anche di notte, soffrire la fame, bere per dissetarsi, se non c’è acqua, addirittura la propria urina e ricevere, quando possibile, una misera paga” – “Ci siamo poi rivisti nella battaglia di Porta San Pancrazio quel grande 30 Aprile…” – “Valorosi i Maceratesi! Valorosa tutta la colonna marchigiana!” –
“Noi, vecchi garibaldini del Giardinetto, continuiamo a festeggiare ogni anno quella data e abbiamo giurato che continueremo a farlo anche quando qualche pretacchione non ce lo proibirà con la forza.” – “Ah… Macerata!” – “Perché…?” – “Molti grandi uomini, tanti patrioti, ma anche tanti ottusi clericalotti. Nei 23 giorni della mia permanenza in quella bella cittadina adagiata sulla collina non c’era giorno in cui i seguaci di Pio IX non organizzassero provocazioni, aizzati da quelle serpi di preti. Loro, nemici di ogni virtù, patrocinatori di ogni vizio, razza di vipere intenta al solito e unico godimento di beni materiali, boicottarono le elezioni del Parlamento della novella Repubblica Romana, spinti anche da quel malvagio e bugiardo Pio IX che a Gaeta si era sporcato l’anima nell’emanare un’apposita scomunica contro coloro che partecipavano alle elezioni e contro i parroci che ne avessero favorito l’effettuazione (3). Cosa credi, che fosse colpa di avidi commercianti se il pane per i miei uomini era immangiabile e se le scarpe per la truppa, che pagammo ben 11 paoli, erano di cartone anziché di cuoio? …C’era lo zampino di quel covile di volpi e coccodrilli vestiti di nero.” – “Ma tanti (dissi abbassando la testa) erano i repubblicani, i liberali, i carbonari e i massoni che si opponevano ai frati, ai preti, ai gesuiti e a quella cloaca di prostituzione e d’infamia che era la Roma papale…” – “È vero! Tu e i fratelli del Giardinetto ne siete un bell’esempio.” “Perché, Maestro (chiesi, non solo per quanto mi avevano detto i due muratori, ma anche per cambiare discorso) la tua tomba è di pietra grezza?” – “La nostra conversazione fu interrotta dall’ingresso di Francesca, accompagnata da un uomo che portava in un grande vassoio di coccio del pane, del lardo di maiale e del latte di capra. Durante il frugale pasto non parlammo mai, forse anche per la presenza della moglie del Generale, che seguiva con la massima attenzione suo marito. Riusciva a cogliere anche i suoi pensieri, gli passava o il pane o il lardo o il latte, ancor prima che lui li chiedesse. Terminato il pasto, Francesca chiamò l’aiutante che raccolse tutto nel vassoio e insieme lasciarono la stanza. “È per ricordami, nel momento in cui passerò all’Oriente Eterno dove ritroverò tanti fratelli che lì mi hanno preceduto, e fra loro ci saranno anche due cari amici marchigiani, Candido Augusto Vecchi e Luigi Mercantini, che la mia esistenza terrena non ha mai navigato in acque tranquille, ma sempre burrascose. Anche in questo breve scorcio di vita che mi è rimasto, mentre già sento la morte bussare alla porta, potrei approfittare dei vantaggi che mi vengono offerti, ma accettarli significherebbe accettare anche chi li offre. Ma molte di queste persone non hanno avuto in passato, e non hanno ora, la mia stima, la mia fiducia, la mia amicizia. Inoltre, anche se ho ricevuto come massone gli aumenti di luce che mi hanno dato l’onore di salire al 33° grado, credo che la mia anima sarà sgrezzata solo quando potrò godere della vista del Grande Architetto dell’Universo.” Prima di formulare la successiva domanda dissi tra me e me, e con una certa soddisfazione, che forse ero un buon massone perché avevo intuito chiaramente il significato di quella pietra grezza. “Gran Maestro, tu hai parlato di anima e di Grande Architetto dell’Universo: sei forse credente?” – “Ti parrà strano, caro fratello, ma io credo in Dio e nella immortalità dell’anima. Mia madre, donna molto religiosa, a differenza di mio padre che però rispettava la sua fede, mi ha insegnato, fin da piccolissimo, che un conto è Dio e, cosa ben diversa, sono coloro che credono di rappresentarlo. Infatti viviamo in un terribile equivoco: quelli che avrebbero dovuto occuparsi della fede e delle miserie dell’anima mirano esclusivamente al raggiungimento del potere terreno e al conseguimento dei propri egoistici scopi, diventando così strumenti di oscurantismo. Per noi, se perdessimo la speranza di un Principio Creatore e dell’immortalità dell’anima, la vita terrena non avrebbe più senso. Voglio confessarti un segreto: sono tanto legato a quel Dio che pregava mia madre che durante la drammatica ritirata verso San Marino feci celebrare tre messe dai frati di Pietrarubbia per alleviare le sofferenze alla mia amata Anita morente”.
continua
o5 ottobre 2016