Donne italiane in Giordania

Durante la mia visita alla scuola “Dante Alighieri” di Amman, ho appreso che le donne italiane di quella città si riuniscono in un’associazione, come al Cairo. Il “DIG” (Donne Italiane in Giordania) è un sodalizio informale nato negli anni 1982-83 dall’idea di una signora dell’ambasciata che sentì la necessità di riunire le numerose italiane. L’ultimo censimento del 2012 vedeva residenti in Giordania circa 1.000 italiani iscritti all’AIRE, probabilmente aumentati negli ultimi quattro anni. Il primo incontro avvenne nella sua abitazione, durante il quale le partecipanti migliorarono la reciproca conoscenza. All’epoca in città non si trovava quasi nulla d’italiano: gli spaghetti provenienti dall’Arabia non tenevano la cottura, giusto per fare un esempio. Ad Amman c’erano solo due grandi supermercati, scarsi e costosi erano i prodotti italiani; oggi sono più diffusi e a prezzi accettabili. I convivi servono anche per cementare l’amicizia, aiutarsi e ricordare la cultura e la cucina italiana.

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Successivamente le riunioni si tennero in una sala conferenze dell’hotel Radison (oggi Landmark), grazie alla disponibilità della decana signora Marcella Nazal, ancor oggi presidentessa onoraria del DIG. La principale attività era il sostegno reciproco e il “Bazar di Natale”: si preparavano dei banchetti con prodotti artigianali europei o locali e i ricavi andavano in beneficenza alla “King Hussein Cancer Foundation”, creata dalla principessa Ghida Talal. Tale beneficenza si pratica anche oggi: le donne dei paesi con una rappresentanza diplomatica in Giordania s’impegnano nella raccolta di fondi. Circa tre anni fa il DIG ha reincentivato la beneficenza regalando coperte ai bambini poveri siriani e giordani con “Terre des hommes”, una onlus  svizzera che difende i bambini (http://terredeshommes.it). Al fine di raccoglie-re aiuti sono stati organizzati banchetti per il Sermig “Arsenale dell’Incontro” di Madaba, una scuola per bambini altrimenti abili gestita da tre suore laiche italiane. Per quei bambini sono stati cuciti dei costumi da indossare durante le recite (www.sermig.org/giordania). Affinché i pochi fondi siano più efficaci esse si appoggiano ad altre associazioni, scuole, case di cura e comunità. Da questo anno  le  donne del DIG hanno iniziato  altre attività quali ginnastica, cucito e cucina, seguono anche le iniziative culturali organizzate in lingua italiana dalla nostra ambasciata e dalla “Dante Alighieri”. Le donne del DIG non incontrano problemi di convivenza e di fede, nel fornire aiuto preferiscono rivolgersi a una struttura laica, lasciando da parte politica e religioni, campi molto delicati. Il gruppo è un esempio multietnico di tolleranza; si aggregano anche altre donne che vogliono approfondire la cultura italiana, conosciuta superficialmente tramite familiari e parenti. Resta l’accoglienza, su richiesta, alle connazionali che giungono per la prima volta in terra Giordana, fornendo i contatti con artigiani e professionisti che parlano italiano.

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Il collante che le unisce è la solidarietà, ognuna è pronta ad aiutare l’altra che ha qualche necessità; da quest’anno stanno provando a collaborare con la Società Dante Alighieri, giunta ad Amman dopo di loro. Le due gentili signore che ho incontrato concordano nel ricordareche qualche lustro fa Amman era più piccola, meno abitata e dove c’erano campi oggi sorgono palazzi e grattacieli. Vi erano soltanto i ristoranti, le catene di fast food, “Pizza Hut” tutti americani, nessuna pizzeria italiana. Jebel Amman è un quartiere europeo molto tranquillo, Jebel Weibdeh è conosciuto per i buoni ristoranti, oggi è diventato molto frequentato dagli artisti. Abdoun è una zona residenziale con sedi di ambasciate e locali chic.

06 agosto 2016 

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