In gabbia con 5 tigri
In quel periodo, oltre che al teatro, mi dedicavo allo spettacolo leggero e alle più varie presentazioni. In un articolo su La rucola avevo scritto come, una domenica mattina, avevo presentato una gimcana di trattori poi nel pomeriggio incontri di campionato italiano di pugilato dilettanti e, la sera, una sfilata di moda a tema pellicce ma la “presentazione” più clamorosa fu quando ottenni dal mio amico Darix Togni, grande domatore di fama internazionale, di entrare con lui nella gabbia delle belve per presentare, durante lo spettacolo, le sue cinque tigri! Vi domanderete: “Perché una simile pazzia?” Ebbene, per tre motivi: uno per mettermi alla prova; un altro per esibizionismo; il terzo per fare pubblicità a Cisirino presentatore! Quella sera, grazie alla pubblicità data all’evento tramite la stampa e per mezzo della carovana pubblicitaria del circo stesso, il tendone del circo era gremito in ogni ordine di posti. Darix prende il microfono, chiede silenzio assoluto e il pubblico tace. Sono pronto e riesco a controllare il timore ed è il silenzio assoluto a farmi quasi più paura delle cinque tigri sedute sugli sgabelli posti ai lati della gabbia. Si apre il cancelletto e, proprio nel preciso momento in cui metto un piede all’interno della gabbia, si sente una voce che grida: “Cisirì, quesse co’ te ce magna quindici jorni!” Scoppia una risata generale e un applauso fragoroso. Poi Darix Togni, ripristinato il silenzio, mi fa entrare, mi presenta e io presento le cinque tigri. Paura tanta ma… vuoi mettere la soddisfazione…
Al carnevale di Dusseldorf
Una occasione di “giocare fuori casa” è stata quando con il “Gruppo Folcloristico Adriatico” di Civitanova Marche, da me creato, sono stato chiamato in Germania a rappresentare le Marche al “100° del Carnevale Internazionale di Dusseldorf”. Nel programma del gruppo avevo apportato una rivoluzione: Infatti fino a quel momento tutti i gruppi si esibivano in un’ora di saltarello, magari modificando il numero delle coppie o mescolando i ballerini ma si trattava solo di saltarello, polka e one step. Noi, invece, su due giri di saltarello facevamo due coreografie in modo da formare delle figurazioni, di una decina di minuti l’una, con le quali, attraverso una serie di azioni mimate su base musicale, si raccontava la storia del vino, dalla vendemmia all’ubriacatura finale e quella della polenta, dalla sfogliatura delle pannocchie di mais al versamento della polenta sulla spianatora. Sul momento fu scandalo con l’accusa di aver travisato la tradizione del folclore maceratese ma , poi, visto il successo riscosso dall’idea e notato che la gente non se ne andava via, come faceva sempre dopo aver visto un quarto d’ora di saltarello, i vari gruppi ripresero la via da me aperta, alcuni scopiazzando, altri con coreografie nuove e veramente belle.
I Bersaglieri
Sempre a Dusseldorf avevo intuito che il gruppo, dovendo sfilare al mattino attraversando tutta la città, non sarebbe riuscito a reggere per cui decisi di chiedere aiuto alla “Fanfara dei Bersaglieri in congedo” di Macerata, che venne con noi. Per l’eventoavevo studiato una semplice ma efficace coreografia: il gruppo folcloristico, camminando, faceva due giri di saltarello poi si disponeva su 2 file ai lati della strada e la fanfara passava in mezzo suonando una marcetta; poi i bersaglieri si fermavano ai lati della via e i ballerini si riesibivano nel saltarello. Il tutto piacque molto ai tedeschi che applaudivano convinti.
Che fifa a Lourdes!
Sicuramente, nei 60 anni di carriera come presentatore (dai 12 ai 72 anni!), la fifa più grande l’ho passata in quel di Lourdes. L’Unitalsi mi chiede di coordinare e presentare, sulla piazza del paese, uno spettacolo organizzato con quanto le regioni italiane presenti avevano portato. I laziali avevano con sé i ruderi del foro romano riprodotti con il polistirolo, per cui con un gruppo di ragazzi avevo fatto sceneggiare “Roma non fa’ la stupida stasera”. Altre regioni avevano portato figuranti in costume e suonatori di strumenti i più vari. Mi aiutava un bravissimo autore televisivo non vedente, pianista e compositore di canzoni, dotato anche di una bella voce. Gli organizzatori avevano comunicato di non cenare in albergo, perché in piazza ogni regione italiana aveva organizzato un suo stand nel quale era possibile degustare le specialità tipiche del proprio territorio. Quando sono salito sul palco (con la solita fifa che, ogni volta, mezz’ora prima dello spettacolo mi afferra allo stomaco come se dentro ci fosse una mano che me lo artiglia) e mi sono trovato di fronte quella marea di persone… ho avuto la sensazione che il cuore mi si fermasse (quantificati 20mila spettatori di cui 15mila italiani). Quando ho iniziato a parlare il terrore, come al solito, è svanito e ho svolto alla grande il mio dovere di “piccolo” presentatore di provincia chiamato a svolgere un compito… internazionale.
05 agosto 2016