Nella seconda metà degli anni 80, mi interessavo già di arte, ma sotto un profilo teorico e critico, mentre lui, Alfonso Cacchiarelli, aveva fatto già esperienze in seno al Gruppo Scipione, e partecipato a mostre tematiche organizzate dal critico Elverio Maurizi che per almeno due decenni era stato animatore di situazioni artistiche che avevano procurato alla nostra provincia e alla regione tutta, fama di luogo artistico particolarmente vocato alla contemporaneità più aggiornata. Dopo la immatura scomparsa di Maurizi, si consolidò in città una situazione in cui con Alfonso, lo scultore Alfredo Alimento e una cerchia di appassionati tra cui chi scrive, vivemmo la fase più romantica del nostro innamoramento per l’arte. Ci incontravamo la sera, qualche volta a casa di amici, ma altre volte e più spesso nello studio di Alfonso all’inizio di Via Pantaleoni, che in breve tempo divenne un cenacolo culturale sino a costituire la nuova sede e la nuova versione della storica Brigata Amici dell’Arte, sodalizio esistente a Macerata già dagli anni Trenta. Si parlava d’arte, si ipotizzavano per essa nuove vie, si organizzavano eventi musicali e performance che si richiamavano al teatro e ad altri ambiti dell’espressività contemporanea. Artisti, giornalisti, attori, cantanti, e perché no?, anche gastronomi, frequentavano lo studio creando situazioni “succulente” oltre che divertenti e di notevole spessore culturale. Con Alfonso, ragionando d’arte, si ipotizzavano titoli per ogni fase della sua ricerca: Testimonianza di un limite, Panta Rei, Tutto passa tutto scorre, Portali. Erano titoli e temi di una riflessione critica sul tempo e sulla indifferenza esistenziale rispetto al suo trascorrere e all’azione smemorante che esso opera sulla storia, ma in definitiva, sull’uomo L’interesse per il passato e la curiosità del futuro ne erano i punti cardine (efficace l’immagine di un’arte che fosse corda tesa tra passato e futuro, ove il suo vibrare rappresentasse il presente). Connesso al tempo e alla storia, il mistero, l’interesse per ciò che è incognito, perché offuscato dalla polvere del tempo, o sottratto alla solerzia di una analisi storica. Il timore di un drammatico raffreddamento e svuotamento dell’espressione artistica a beneficio di una eccessiva concettualizzazione, condiviso con Alimento, portò poi i due artisti alla riflessione denominata “Diacronognosia”, conoscere il tempo per possederlo. Nelle opere il loro programma era più o meno questo: delegare la forma, ma anche la materia, alla ricerca del nuovo; immaginare l’arte come un Esperanto capace di abbattere le barriere nei confronti del pubblico, e anche tra i linguaggi. Il limite da varcare per i due e per Cacchiarelli in particolare, è sempre stato un limite oltre che intellettivo spirituale. Lui l’ha posseduto il tempo amando l’arte e praticandola, ma anche solennizzando i sentimenti, amando, la sua famiglia e gli amici. Ha voluto inculcare la sua sensibilità nei suoi figli, in Massimiliano in particolare, avviandolo e poi affiancandolo nel lavoro artistico, quasi oscurandosi dietro alla determinatezza dell’impegno e alla bravura di suo figlio. Un atto di amore straordinario. Appunto l’amore, ha costituito anch’esso uno strumento per avvicinare il mistero. Si può dire che Alfonso il mistero abbia sempre inteso esprimerlo e individuarlo nell’arte, e l’abbia vissuto attraverso il suo amore per essa. Quando ancora si pensava di poter creare dei movimenti artistici, era suo convincimento che fosse utile unirsi in sodalizio con artisti elettivamente affini. Solidarizzare con essi, nel suo intento, significava dialogare e riflettere sull’arte avendo un’ulteriore possibilità di confronto rispetto a quella offerta dal solo senso critico individuale. Tutto questo va ricordato per stabilire a che livello di considerazione Alfonso avesse tenuto l’arte, e con quale ingegno e perseveranza l’avesse perseguita nella sua militanza. Tanti amici e la Società Filarmonico Drammatica, di cui è stato presidente ed efficacissimo animatore, hanno voluto celebrarne la memoria e il talento, avvalendosi anche dell’amicizia e dell’estro di Piero Cesanelli e della sua Compagnia di Musicultura. Una serata brillante che la Famiglia Cacchiarelli, straordinariamente unita anche in senso generazionale – sua moglie Adele, i figli e i nipoti stretti nell’affettuoso ricordo – ha voluto “gioiosa” così come l’aveva immaginata lui prima dell’ultimo congedo.
1 agosto 2016