È morto questa mattina, all’età di 92 anni l’architetto Paolo Castelli: il maestro della Casa del Pendio, del Monumento alla Resistenza, della Casa Salvia e di tanti importanti capolavori in quasi settant’anni di carriera, passati a dare forma allo spazio, come lui amava ripetere.
Qui a La rucola lo ricordiamo con simpatia mista ad affetto, una bella figura umana che non di rado pubblicava i suoi scritti sulle nostre pagine, sempre coerente con il suo pensiero, e che ogni volta vedeva puntuale la nostra accoglienza, anche attraverso il pensiero critico di Lucio Del Gobbo, sia che desse alle stampe un nuovo libro o che partecipasse a una mostra d’arte.
Nato a Camerino il 22 Marzo del 1924, Paolo Castelli è figura centrale all’interno del dibattito architettonico marchigiano negli ultimi cento anni. Il suo fare artistico ha attraversato, con grande intensità, tutta la seconda parte del XX Secolo sino agli gli inizi dell’attuale XXI secolo.
Architetto, urbanista, ambientalista convinto, pittore, scrittore, esso si forma alla facoltà di Architettura di Roma durante e subito dopo la seconda guerra mondiale, laureandosi nel 1947.
Impegnato nei più svariati dibattiti, la sua figura ha rappresentato per certi versi quella dell’Homo Faber rinascimentale: colui che vuole essere assoluto artefice del proprio destino.
Da sempre attento al rapporto con il contesto esistente, non concepisce mai l’Architettura come oggetto in sé, ma come un continuum esterno-interno di eventi che si susseguono nello spazio e nel tempo. Questa sua visione totale è figlia dei grandi maestri del Movimento Moderno, Wright e Mies, che guarda con grande interesse sin dagli anni della formazione universitaria.
La sua attività si può dividere in tre fasi distinte, ma tra loro connesse.
La prima, con le opere giovanili, progettate da solo o attraverso svariate collaborazioni con gli architetti Marone Marcelletti di Macerata e Antonio De Cecco di Pescara.
La seconda fase vede Castelli fondare, insieme con i colleghi Luigi Cristini e Romano Pellei e agli ingegneri Raffaele Grisostomi e Cesare Brutti, il Gruppo Marche. Si tratta di un team di professionisti che danno vita, in maniera estremamente innovativa per le Marche, a uno studio efficace e organizzato, che può affrontare problematiche di ogni genere da un punto di vista urbanistico, architettonico e costruttivo.
Nella terza e ultima fase il Gruppo Marche diviene una realtà sempre più impegnata a livello nazionale, periodo in cui Paolo Castelli è affiancato dal figlio Alessandro e dall’ingegnere Fabrizio Cioppettini, con lo studio che rappresenta ancora oggi, a più di quarant’anni dalla sua fondazione, una realtà di rilievo regionale e nazionale.
La capacità di mettere il proprio “Io” a servizio del gruppo e la profonda onestà intellettuale, che gli hanno permesso di porre sempre al primo posto l’interesse della comunità rispetto a quello della committenza, anche quando si è trattato di clienti privati, sono elementi che lo hanno reso personaggio unico, a tratti, romantico e d’ altri tempi.
A oggi è la figura più rappresentativa per l’architettura maceratese negli ultimi decenni.
Nella sua vita ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti a livello nazionale e regionale, ultimo, nell’estate del 2014 il prestigioso premio Inarch alla carriera.
Castelli lascia la moglie Lydia, i figlio Alessandro e Paula e due nipoti, Paolo Junior ed Enrico Castelli.
I funerali si svolgeranno giovedì 23 giugno alle ore 16, alla Chiesa di Villa Potenza.
23 giugno 2016