Assicuro subito che non si tratta del classico uovo di cioccolato che lusinga a Pasqua i figlioli con quel suono sordo interno, ma di un fatto realmente avvenuto che, non volendo, ha posto in evidenza i miei vizi, che alcuni potrebbero tradurre in virtù. Mi sono sempre divertito a utilizzare tutto ciò che veniva inesorabilmente scartato, anche se buono. Un giorno il mio caro amico perugino mi avverte che sarebbe venuto a Macerata per sue necessità accompagnato dai suoi. Non perdo l’occasione per averlo da me a pranzo. Accetta con piacere. La figlia Nicoletta mi prega di lavarsi le mani in bagno prima di desinare. Nulla osta. Non pensavo che uno dei tanti utili “segreti”, celati per usi familiari, avrebbe attirato la sua attenzione: il sapone fatto in casa. Nicoletta, professione infermiera, mi chiese subito se quel sapone fosse veramente di produzione casalinga. Ormai era come fossi colto in flagrante. Fu allora che l’infermiera con fare rispettoso, mi domandò se poteva averne un pezzetto. Ma perché? “Perché non può immaginare quanto l’ho cercato. Nella clinica in cui lavoro ci sono alcuni pazienti afflitti da ferite da decubito. Questo sapone si dimostra non solo eccellente per la pulizia, ma anche come rimarginatore delle ferite”. Risposi: “ Cara Nicoletta, non puoi immaginare quanta gioia provo in me, la gioia del dare che non ha confronto con quella del ricevere. Non un solo pezzetto bensì tutti i pezzi che vuoi perché quando sono in campagna e decido di “fabbricare” il sapone ne ricavo, ogni volta, almeno 40 kg.” -“Come?” Ormai scoperto, non posso non rivelarle la mia ricetta segreta. Premetto che prima di andare in pensione, andando incontro allo “spettro” dell’ozio che ho sempre odiato, mi procurai poco più di un palmo di terra, con un pozzo e una frazione di fabbricato: tutto ciò che mi serviva per i miei trastulli, tra cui la produzione del famoso sapone “casalingo”. Raccomandazione necessaria: tutti i componenti debbono essere di provenienza naturale, tassativamente esclusi quelli derivati dal petrolio. I valori esposti sono tutti in rapporto alla quantità. Ecco allora la ricetta. Ingredienti: olio di palma kg.1, acqua kg.2, soda caustica 200 gr., colofonia (pece greca) 200 gr., allume di rocca 60 gr. Attrezzatura: contenitore metallico della capacità in volume 5 volte in più rispetto agli ingredienti. Un bastone di legno. Procedimento: versare nel contenitore tutta l’acqua necessaria e, con estrema attenzione, la quantità della soda caustica. Estrema attenzione significa poco alla volta, restando lontano dall’apertura superiore per non respirare la reazione della soda . Dopo 24 ore addizionare la quantità dell’olio di palma e la colofonia ridotta a piccoli pezzi. Mescolare più volte, e poi aggiungere l’allume di rocca. Si può, volendo, riscaldare il contenitore metallico a calore molto moderato, perché il sapone “gonfia” molto. Mescolare ogni tanto. Quanto tempo è necessario? non è facile stabilirlo, poiché il processo, non certo difficile, è comunque fisico-chimico, legato alla saponificazione. Sia le quantità indicate e quelle aggiungibili nel procedimento si avvicinano al ph 6. Il sapone è pronto quando, sollevando il bastone, il composto liquido fila. Questo è il momento di versare il composto in stampi, preferibilmente rettangolari, con bordi di cm.12. In 24 ore il sapone solidifica. Si può poi rovesciare e tagliare a piacere. Una volta ridotti in pezzi, nelle dimensioni del “sapone di Marsiglia”, si lascia asciugare in ambiente ventilato. Il sapone così ottenuto è degradabile al 100%. Ottimo per tutti gli usi: lavastoviglie di ogni tipo, lavandini, bagno, biancheria (fatta eccezione degli indumenti di lana pura), accettabili invece quelli misti con fibre sintetiche; infine per uso personale, perché dona il profumo di un pulito assoluto. Il sapone così ottenuto dura non meno di 5 volte in più di quelli industriali. Ancora un’ultima cosa: è preferibile preparare questo sapone d’estate, all’aperto, là dove il sole è presente più a lungo possibile, e lavorarlo in un contenitore grande di plastica o di resina, rispettando il processo descritto. Fate tesoro di questa antica ricetta.