Quel perenne rimpianto.
Quel tenero mancamento.
Quel vuoto inspiegabile.
Quel vortice oscuro.
Quel essere soli tra la gente
ma fingere compiacimento,
fingere realizzazione,
fingere successo!
È solo una corazza
lucente
per proteggere
l’orgoglio deluso.
Nessuna scusa.
Nessun perdono.
Nessun petalo di rosa
può ora mutare la ferita…
come tu,
falso giuramento d’Ippocrate
forse ordivi.
L’ascia di guerra
sarà sempre impugnata
sin’oltre il tempo
della pietra tombale!
E come gli ebrei,
lasciano
sulle loro tombe…
una piccola pietra,
a testimoniare la visita…
Anch’io raccoglierò
sessantacinque pietre
poiché tanti sono
gli anni del
“Rimembrar delle passate cose”
e lascerò che vicine
“rimembrino” tra lor.