Sono passati molti anni, a quel tempo per girare in città utilizzavo una Fiat 500D, quella con le portiere che, se non stavi attento, la forza del vento te le spalancava all’improvviso. Abitavo dalle parti del Sasso d’Italia, poco dopo la caserma dei Vigili del Fuoco. La vetturetta era vecchia e molto chilometrata, aveva pure qualche difficoltà di avviamento, tanto che a volte mollavo i freni, schiacciavo la frizione e, con la seconda marcia innestata, facevo prendere velocità all’auto in discesa per poi, lasciando la frizione, farla mettere in modo. Ce la faceva sempre. Un giorno, era molto freddo, non ne volle sapere di partire, in genere le bastavano poche decine di metri ma quella volta niente. Giunto a folle dopo i Pompieri girai a destra e, sempre a folle, arrivai all’incrocio con la strada che porta alla Scuola Agraria, qui la discesa era più ripida e credevo di potercela fare. Invece niente, la cinquecentina era scesa in sciopero! La lasciai a mezza costa e me ne tornai a casa a piedi, feci i miei giri con un’altra auto poi ritornai a prenderla portando con me i cavetti. La trovai, poverina, semidistrutta: sedili sfondati, volante storto, interni divelti, vetri rotti e portiere abbozzate. La portai direttamente dallo sfasciacarrozze. Molti mesi dopo, a un pranzo, raccontando il fatto, un ragazzo mi disse: “Ah, era la tua? Si sono divertiti a sfasciarla i miei compagni della scuola (la buona scuola) Agraria!