Elisabetta, Clara e il prof. Falaschi

Nata a Tolentino oggi vive a Osimo. È l’insegnante Clara Schiavoni, autrice di alcuni libri e, in ultimo, dell’apprezzato romanzo storico “Sono tornata. Elisabetta Malatesta Varano: l’amore, il dolore, il potere” uscito nel 2013 per i tipi della maceratese Edizioni Simple. Rispondendo alle domande ci racconta del lavoro (durato due anni e mezzo) di ricerca, studio, preparazione e stesura di quel romanzo. L’autrice e la protagonista s’immedesimano, quasi si fondono, tanto da avere un’unica ombra!

Com’è giunta alla decisione di scrivere un romanzo storico?

“Ci sono giunta quando è arrivato il momento giusto per realizzare un desiderio che avevo fin dall’infanzia: durante le vacanze a Tolentino, mio nonno materno mi portava con sé a Camerino passando con il suo calesse in località Sfercia, sotto Rocca Varano, il castello delle fate ai miei occhi di bambina. Un castello che si è impresso nella mia anima e non mi ha abbandonato portandomi senz’altro ad amare l’epoca medievale e ad approfondire, nel tempo, la mia conoscenza sui Varano proprietari della rocca, Signori di Camerino dal 1200 a circa la prima metà del 1500”.

Quali sono state le difficoltà?

“Reperire la documentazione storica”.

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Chi l’ha supportata?

“Grazie a una serie di coincidenze, e niente succede per caso, ho conosciuto due camerti: il prof. Pier Luigi Falaschi, storiografo e saggista, l’avvocato Giuseppe de Rosa, scrittore amante della sua terra, e Valerio Franconi, curatore della biblioteca di Visso. Tutti e tre, ma soprattutto il professor Falaschi, mi hanno supportato indicandomi a quale materiale documentario dovevo riferirmi”.

Com’è stato raggiunto il felice connubio tra realtà storica e ricostruzione di ciò che mancava?

“Il felice connubio, come lei lo definisce, tra realtà storica e ricostruzione di ciò che mancava è nato grazie alla mia immedesimazione nei personaggi, nei loro stati d’animo a seconda delle vicende che stavano vivendo. Momenti di immedesimazione intensi in cui perdevo la nozione del tempo e dello spazio. Il romanzo è basato sulla storia, ma in alcune parti prevale la manzoniana verosimiglianza storica: qualche congettura e qualche invenzione sono presenti nel testo. In particolare non si sa se la galleria di fuga della Rocca di Visso sia esistita, se sia nato l’amore tra Elisabetta e Venanzio”.

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Ha visitato qualche luogo dove è passata Elisabetta Varano, protagonista del suo romanzo?

“Ho visitato tutti i luoghi elisabettiani in ore diverse della giornata, in giorni e mesi diversi per appropriarmi dello sguardo di Elisabetta e dei vari protagonisti. Sopralluoghi approfonditi che mi hanno emozionato”.

Ha avuto momenti di scoramento?

“Sì, all’inizio, quando ho avuto difficoltà a reperire la documentazione storica che mi serviva. Ma anche durante lo studio degli “Atti e Memorie” di Bernardino Feliciangeli per l’intreccio fittissimo di battaglie nella Marca, di alleanze disattese nel giro di poco tempo, di altre che le sostituivano: il rischio di perdersi è stato grande”.

Mentre scriveva, quanto si è appassionata e immedesimata al personaggio della protagonista?

“Mi sono appassionata e immedesimata in Elisabetta totalmente, siamo diventate una sola persona, la sentivo sempre vicina a me e ci parlavo anche. D’altra parte, l’affinità elettiva fra due anime storicamente collocate a distanza di secoli è accertata: la sottile dinamica di transfert e controtransfert che si instaura tra scrittrice e personaggio costituisce l’occasione per rendere esplicito ciò che vive implicitamente dentro di noi e che domanda di essere portato alla luce. Inoltre, l’esigenza di cogliere aspetti sottili della dimensione interiore, quelle costanti universali e umane che certamente costituiscono gli eterni dell’uomo, stati e dinamiche che appartengono intrinsecamente all’essere umano, oltrepassano il tempo che approda a un eterno presente, a una sospensione del tempo, a una vittoria sul tempo, a una sua dilatazione infinita”.

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L’ha amata o odiata?

“L’ho amata e la amo ancora moltissimo”.

Il prof. Pier Luigi Falaschi di recente è stato festeggiato a Camerino; ci riferisce sul suo apporto?

“Senza il supporto del professor Falaschi il libro non sarebbe esistito: oltre a indicarmi la documentazione giusta e dove trovarla, ha letto la prima bozza di “Sono tornata” con attenzione meticolosa appurando che il susseguirsi delle date storiche era esatto e l’ha riletta con me pagina per pagina. A questo punto ho potuto iniziare il lavoro di caratterizzazione dei personaggi scavando nella loro psicologia, di descrizione di interni ed esterni, insomma il romanzo ha preso l’avvio. Generosamente il professor Falaschi ha letto anche la seconda bozza. A lui va tutta la mia riconoscenza per la disponibilità mostrata nei miei confronti, per il tempo speso con me nei vari sopralluoghi e, ripeto, per la lettura attenta del mio manoscritto avvenuta in più fasi, per tutti i consigli che mi ha dato, storici e non, tesi a migliorare il testo”.

Cosa si propone di scrivere oggi o in futuro?

“Attualmente sto revisionando la bozza di Sono tornata 2 (il titolo sarà diverso) che il mio editor ha letto e mi ha restituito annotandoci i suoi consigli. Sono quindi a stretto contatto con Elisabetta”.

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