L’arte di Nino Ricci

di Lucio Del Gobbo
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L’arte di Nino Ricci si fa riconoscere. Non ci riferiamo solo alla riconoscibilità stilistica delle opere del maestro maceratese; vogliamo invece soffermarci sui riconoscimenti giunti a lui in questo anno 2015. Ci riferiamo a due mostre in particolare. Quella “omaggio” a lui dedicata all’interno del Premio G. B. Salvi a Sassoferrato (65° Rassegna), dove il maestro maceratese, introdotto da un documentassimo testo di Nunzio Giustozzi, ha presentato suoi lavori che dal 1958 arrivano ai nostri giorni, comprendenti, tra gli altri, bassorilievi ottenuti sia attraverso l’incisione, sia in maniera più aggettante con l’uso della cartapesta (a proposito di assiduità si tenga conto che Ricci si dedica all’attività artistica con frequenza quotidiana, per molte ore del giorno). Questa importante rasse-gna marchigiana (l’unica rimasta con valenza regionale e nazionale) gli ha dedicato, per altro, la copertina del voluminoso catalogo.

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Altro omaggio, questa volta internazionale, è costituito dall’invito (da Ricci onorato con la consueta disponibilità) giunto dagli “Amici dell’Atelier Calcografico” di Lugano, che gli hanno dedicato una mostra personale nel porticato della biblioteca “Salita dei Frati”. In tale circostanza l’artista ha presentato le sue incisioni, genere espressivo nel quale si è sempre cimentato con scrupolosa maestria e continua a distinguersi oggi. Anche in questo caso i numerosi pezzi  in esposizione hanno documentato vari anni dell’attività di Ricci, con una produzione sia autonoma che illustrativa, che l’ha visto primeggiare a lungo e tuttora lo pone ai vertici non soltanto nazionali.

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