Recupero finanziato anche da Fondazione Carima
Nella gualchiera-tintoria Cianni, posta ai piedi del centro storico di Pievebovigliana, dal medioevo fino ai primi anni del Novecento si svolgeva l’ultima fase del processo produttivo dei panni. È un opificio nel quale l’energia idraulica era utilizzata per azionare dei magli che battevano sui panni di lana per compattarli. La peculiarità di questo sito è di avere, al suo interno, anche una tintoria. Fin dal ‘700, infatti, i panni di lana, soprattutto quelli di canapa, si coloravano con tinte naturali.
Gli scavi archeologici
Gli scavi di archeologia industriale, finanziati anche dalla Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata con 30mila euro, hanno qui consentito di riportare alla luce una realtà storicamente importante. La gualchiera-tintoria Cianni è unica nel suo genere nell’Italia centrale e non solo. Sono stati recuperati gli ambienti dove si svolgevano le attività lavorative, i canali di adduzione delle acque e i canali di scolo, in parte interrati grazie a dei cunicoli con volta a pietra di rara bellezza, che costituiscono un’altra particolarità del sito. È stato definito l’intero sistema idraulico, sofisticato per l’epoca. Appaiono evidenti stratificazioni che dal ‘700 arrivano fino ai primi anni del XX secolo e sono emerse le vasche utilizzate per la tintura dei tessuti; sono stati individuati i camini dove si bruciava la legna per ottenere la cenere, a sua volta utilizzata per ottenere dei panni lindi e bianchi; è stato recuperato il punto esatto dove funzionava la ruota idraulica che muoveva il maglio.
La storia
Nell’archivio del Comune di Pievebovigliana si conservano numerosi documenti che ne testimoniano l’importanza a livello regionale. Nell’Archivio di Stato di Camerino è stato recuperato un atto notarile nel quale si descrive, nei minimi particolari, il sito produttivo così come esso appare negli ultimi decenni dell’Ottocento. I proprietari erano i Cianni, dei mugnai che tra ‘700 e ‘800 si dedicarono anche ad altre attività economiche, trasformandosi in mercanti-imprenditori, con un centro di raccolta dei tessuti che poi procedevano a lavorare nel loro laboratorio di Pievebovigliana, ma anche a Camerino. Nella seconda metà del XIX secolo, la gualchiera-tintoria Cianni è considerata tra le più importanti delle Marche, nella quale si inizia a sperimentare anche l’uso di coloranti chimici che provengono da Ancona.
La potenzialità turistica
Questo sito, dunque, è una testimonianza di valore particolarmente preziosa, considerando che sono davvero pochissimi i recuperi di archeologia industriale condotti attualmente in tutta Italia. L’ampliamento dell’ecomuseo del territorio in questa direzione consentirebbe non solo di aprire dei laboratori di colorazione dei tessuti ma pure di ricostruire la macchina in legno dei magli (sono già stati individuati degli artigiani di Prato in grado di farlo) e di rimettere in funzione la ruota idraulica. Venire qui e vedere come funzionava una gualchiera azionata dalla forza dell’acqua, osservare la ruota idraulica in attività e sperimentare le tecniche di colorazione dei tessuti, può essere un’esperienza unica, con evidenti potenzialità sul piano turistico. Aggiungendo a una esperienza di questo tipo la lavorazione dell’argilla e la cottura dei mattoni nella fornace, la visita al museo civico e a tutte le altre numerose emerge storico-artistiche del territorio (la cripta romanica del secolo XI, il castello varanesco di Beldiletto del ‘300, presente in molte novelle dello scrittore medievale Franco Sacchetti, la chiesa romanica di San Giusto a San Maroto, il convento di San Francesco a Pontelatrave, luogo nel quale sono ambientati numerosi fioretti del Santo), si ha davvero la possibilità di immergersi, a tutto tondo, nella cultura materiale, artistica, letteraria e spirituale di questo lembo di territorio maceratese.