di Medardo Arduino
“Dove la costa fa gomito”, immagino potesse essere questa la nota sui “portolani”, le raccolte di annotazioni dei punti salienti da riconoscere per il cabotaggio. Per le navi onerarie greche e fenicie questo consentiva di individuare il porto di Ancona almeno dieci secoli prima di Cristo. In effetti potrebbe essere la sola ragione che cristallizzò il termine αγκώνας, gomito, per dare il nome al nostro porto. È da un po’ che ci rifletto, ma tutto quello che ho visto ad Ancona e dintorni in termini di emergenze archeologiche, nei musei e fuori, mi ha convinto a proporre una nuova ipotesi sull’origine del sito portuale dell’oggi capoluogo di provincia. Che Ancona non fosse una colonia Dorica, ma che questi naviganti avessero un “molo in concessione” per i loro traffici (giusto come oggi) non è proprio una novità: “Ancona si scopre un po’ meno greca” è il titolo di un articolo online su Il Messaggero del 29-5-2005 relativo a un congresso sui reperti archeologici cittadini tenutosi alla Loggia dei Mercanti. Per quanto ho potuto leggere di questo evento, l’analisi delle testimonianze antiche andrebbe a favore di una forte presenza romana in età ellenistica a scapito del luogo comune della colonia greca; ma prima dei Romani? Per la nostra regione, a dispetto dei reperti dal paleolitico in poi, sembra che per avere cultura e ricchezza fosse bastato uno schiocco di dita romano e tutti siano venuti a portarci civiltà: io non la penso così per semplice comparazione con le realtà storico economiche del resto del mondo. Le “rovine” degli antemurali della zona fra porto e anfiteatro romano indicherebbero una storia diversa, iniziata anche una decina di secoli prima di Cristo (più indietro non saprei leggere senza analisi scientifiche) storia nella quale il porto di Ancona era l’hub port come si dice ora, cioè il porto principale al centro di una zona di interscambio marittimo.
Lo deduco dalla naturale facilità del sito a offrire ridosso, dal gioco favorevole delle correnti e dal buon fondale che non crea rischi di incagliarsi. Gli altri porti del litorale adriatico centrale non offrono situazioni così favorevoli. Porto naturale e nel posto giusto per il miglior collegamento stradale con il Tirreno dei traffici marittimi etruschi, il “Gomito” anconetano aveva tutte le caratteristiche per essere il principale porto dell’antico circuito mercantile mediterraneo. Qui da noi, non mi stanco di sollecitare un riesame dei reperti, c’erano le produzioni di manufatti d’acciaio, lungo quella filiera che (scrive anche Loredana Lipperini) si snodava sulla “via del ferro” che collegava l’isola d’Elba ad Ancona. Acciaio significa merce di altissimo valore, significa lavoro specializzato e benessere quindi investimenti anche nel contesto portuale. Le emergenze del porto antico sono venute alla luce solo in tempi recenti, ma dalle tracce dei fondaci tardo romani fin su alle strutture che sostengono l’anfiteatro, tutta una serie di murature tipicamente romane poggiano su strutture con tecniche costruttive comuni anche all’area etrusca preromana e configurano a mio avviso quella cultura condivisa dell’Italia centrale che fu madre di quella universalmente nota come romana. Non c’è ora spazio per una dettagliata disamina dei motivi che mi fanno dire Ancona primo porto Celto Etrusco Piceno dell’antichità classica pre romana, ma ne riparleremo più avanti.