Tratto da Macerata tra storia e storie
di Fernando Pallocchini
Via Santa Maria del Monte va da fontana a fontana. Due fonti del 1950, una posta tra l’inizio dello stradone che porta in contrada Isola e quello che va verso l’antichissima chiesina di San Pellegrino, l’altra di fronte allo “Spacciu de Coloso”, ultimo residuo di quando in campagna c’erano gli “spaccetti” che vendevano un po’ di tutto; la pasta “sfusa”, o la farina, si pescavano con le sessole in capienti cassetti di legno e i salami, i “ciaùscoli”, il vino e le uova erano prodotti locali. La centralità della contrada è sulla sommità che prima del 1800 si chiamava Montefalcone, per i numerosi falchi che qui giravano in tondo, poi divenuta Madonna del Monte quando, il 12 ottobre del 1822, fu posta la prima pietra della nuova chiesa voluta dal canonico Stefano Gambini, e il bel tempio divenne magione della “Madonna del Buon Cuore”, un quadro dipinto nella seconda metà del ‘700 da Domenico Giacomini detto “il Chierico”. Tutto intorno territorio collinare con vigne, ulivi e verdi prati che sovrastano la vallata del Potenza e fronteggiano Macerata. Qui, sotto i pini o sotto la grande quercia, hanno parlato di futurismo Ivo Pannaggi con “Ermete” Buldorini, poi c’è stato Franco Migliorelli “il pittore”, Silvio Craia, Sandro Piermarini (sua all’interno della chiesa una stupenda Via Crucis scolpita nel marmo), Ugo Caggiano, Urbano Riganelli. Da questo paesaggio, che è davvero un luogo dell’anima e dell’armonia, trae ispirazione il poeta Mario Monachesi. Da qui si sono sparse le note del maestro Gino Brandi e le parole della poetessa Rosa Berti Sabbieti e qui giocava bambino Ludovico Scarfiotti, pilota di formula uno.
Oggi la via scorre ai margini del mondo, non ci sono più l’ufficio postale, né la scuola, due “conquiste” che la collegavano al mondo, ormai perdute nel nome della razionalizzazione. In via Santa Maria del Monte non ci sono i problemi dell’agglomerato urbano stretto tra inquinamento, divieti, scarsità di parcheggi, rumori continuati e ossessionanti. Qui la qualità della vita è la normalità di tutti i giorni e si può toccare ovunque. Qui si fermarono anche gli antichi romani, e ci stettero così bene da lasciare a testimonianza imponenti resti della loro perizia idrica. Lungo la via ha abitato Neno de Vorrò, un burlone che con le sue storie volutamente esagerate e assurde divertiva gli altri e se stesso. Un volta, dopo una forte nevicata, raccontò dei suoi buoi tanto potenti che, per sgombrare la strada, bastava soffiassero delle narici per sciogliere la neve! E ancora, non riuscendo a cacciare i passeri che gli mangiavano l’insalata, perché questi giravano intorno al pagliaio, curvò le canne del fucile e, quando sparò, le pallottole girarono intorno al pagliaio sorprendendo gli uccelli. Un’altra volta, per scoprire chi gli rubava le ciliege, si appostò e sparò al ladro, uccidendolo. Trascinò poi il corpo in mezzo ai campi sicuro che nessuno lo avrebbe cercato, tanto allora c’erano famiglie molto numerose e c’era la fame, così era uno di meno da sfamare e il poco in casa poteva essere diviso dai restanti. Tutte storie inventate come quando, stanco di portare da bere agli operai durante la raccolta delle barbabietole, scavò un fossetto dalla cantina ai campi e ci lasciò correre il vino per dissetare i lavoranti! Questo il personaggio ma… che ci fa un teatrino, in cima a una collina? Oggi si dice: “Una struttura polivalente” ma è più esatto definirlo un punto d’incontro, non a caso è costruito accanto quel fulcro per eccellenza che è la chiesa, per abitanti sparsi e distanti tra loro. Qui si fanno cene sociali, feste in maschera, pesche di beneficenza, si balla al suono del locale complessino poi, sistemate le sedie la gente si diverte con le commedie dialettali, oppure ascolta attenta gli incontri politici in tempo di elezioni, partecipa a serate di poesia con autori di tutto riguardo o visita mostre di pittura o di scultura con interesse, anche se, a volte, a seconda delle opere esposte è la perplessità che si stampa sui volti dei visitatori, sempre cortesi.
continua
Foto di Cinzia Zanconi