di Lucio Del Gobbo
Nell’anno in cui tutti parlano di cibo, di nutrimento, di fame, di sprechi, sull’onda dell’Expò e delle tante problematiche che esso solleva, ci piace dare uno sguardo ad alcuni nostri artisti e a come trattano, o hanno trattato, l’argomento. Silvio Craia , sempre ben aggiornato sugli eventi che meritano una memoria artistica (una sorta di notaio visivo di tutto ciò che accade) crea grandi piatti in ceramica (cosa non nuova per lui ma che in questo frangente appare ancor più significativa) mettendo nel piatto, come si dice, il colore: e il colore e servito! Non c’è che da nutrirsene. E ci piace anche ricordare un altro artista che ha creato piatti in ceramica come fossero bandiere nazionali. Un carissimo amico che non è più tra noi, purtroppo, ma che è stato vicino a Macerata e all’Associazione Peschi di cui è stato socio fondatore: Salvatore Fornarola. Chi dice ceramica nelle Marche dice Fornarola.
Ha ricercato su quel materiale per tutta una vita, insegnando anche e rivelandone mille segreti, all’Istituto d’Arte di Fermo. E quanti allievi a seguito del suo magistero si sono accostati alla ceramica facendone oggetto della loro arte; e quanti ne hanno fatta una professione ed hanno avviato floride aziende e commerci! Ebbene, Fornarola, in occasione del 150° dell’Unità d’Italia realizzò una serie di piatti colmandoli di spaghetti come fossero un emblema nazionale. Ironia e bon gusto, si potrebbe dire. Ma soprattutto maestria nel dimostrare come la ceramica sia materia duttile per ogni occasione, e l’arte di lavorarla veramente con arte sia di pochi. Tra questi pochi ricordiamo oggi due maestri, Craia e Fornarola.