di Morena Oro
Arriva la bestia insonne
quando l’aurora tinge la notte
come solubile tintura liquida,
di lilla e canditi d’arancio
e amarognoli nembi sfilacciati.
Arriva la bestia fra lapilli di bava
mordendo la groppa del nuovo giorno,
sperona sui fianchi l’ultima fiaba
che ha guadato inzaccherata il raziocinio
ed è diventata terra di nessuno errante.
L’occhio di brace e perfidia,
affamato di sopruso carnivoro,
s’ingozza nei pascoli sguarniti
dove le anime brucano preghiere stoppose,
stipate negli ovili dell’indottrinamento.
Cerco l’odore vanigliato della dimenticanza,
la liberazione dagli incubi divini,
l’amore spogliato dal ricatto,
l’orgoglio della non appartenenza,
il grido della farfalla d’inverno,
con le ali cariche di solitudine colorata.
Cerco l’introvabile metà di me,
la ninfa di materia oscura
che riempia d’invisibile peso
tutto il nulla ondeggiante che c’è.